Mezzo secolo di storia del Giappone fotografata, cinquanta anni che hanno trasformato radicalmente il Paese del Sol Levante. Trasformazioni avvenute attraverso una guerra tragica conclusasi nel modo peggiore, con i test nucleari americani sulla popolazione civile di due città.
Ma Domon Ken, scomparso nel 1990, ha raccontato anche le città e le persone, le tradizioni e l’arte dei templi buddisti. Al grande fotografo giapponese - un maestro assoluto della fotografia nipponica, iniziatore della corrente del realismo sociale – è dedicata la prima mostra fuori dai confini del Giappone. Circa centocinquanta foto in bianco e nero e a colori, scattate tra gli anni ’30 e gli anni ’70, che raccontano l’evoluzione di questo artista. Domon Ken nasce col fotogiornalismo, passa per la propaganda, arriva alla fotografia sociale e di denuncia delle condizioni di vita dei figli dei minatori del Sud fino alle foto drammatiche di Hiroshima, per approdare poi ad una dimensione più spirituale e meditativa, ricercata prima nei ritratti di artisti giapponesi e poi direttamente nell’arte degli antichi templi buddisti.
Domon pensa che “la dote fondamentale di un’opera di qualità sta nella connessione diretta tra la macchina fotografica e il soggetto”. Il Maestro è sempre alla ricerca di una immagine del tutto realistica, priva di drammaticità...
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 6/23/2016
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