Le opere site-specific più grandi per ogni mostra rappresentano un tentativo di riprodurre le dimensioni dello spazio, di collegarsi con il contesto storico, di creare una maggiore interazione con gli spettatori.
Questa volta, per La Pelanda, l’artista si pone ad un altro livello, sia fisico che psicologico, che gli fa realizzare in loco, in cinque giorni, un’installazione formata da una serie di opere a inchiostro su drappi di tela, ciascuno lungo dai 10 ai 20 metri, che pendono dal soffitto permettendo al pubblico di perdersi nei meandri di un labirinto di opere raffiguranti vari volti di esseri umani.
I lunghi drappi richiamano il tradizionale dipinto paesaggistico cinese ricordando per analogia la cascata, ma la fluidità delle sue pennellate di inchiostro sulle tele ritrae diversi visi che rappresentano il sacro, il mondano e l’animalità. I molteplici volti riempiono il centro dello spazio, creando un ambiente interattivo che permette al pubblico di accedere a un mondo simile ad un Facebook alternativo, che spinge il visitatore a contemplare la natura umana e, allo stesso tempo, interrogarsi sul significato della propria identità e del senso della vita.
Le opere di Chang sono quindi ispirate dallo spazio della Pelanda, ex mattatoio, che sottolinea l’orrore e la fugacità della vita nel doloroso processo della civiltà umana. Fino al 28 agosto.
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 7/31/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
Dalle nostre ricette ingredienti per 4 persone... scoprile!