Ato acque, verso la gestione pubblica

Gazzetta del Sud È stata forse la novità più rilevante dei primi sei mesi di mandato dell'amministrazione Ricevuto: dopo tre anni di scandalosa paralisi politica locale e regionale, durante i quali l'Ato Acque Messina e il sistema di gestione del servizio idrico previsto dalla legge Galli sono rimasti inchiodati al palo e non c'è stata un'assemblea dei sindaci, per mancanza del numero legale, non solo l'organo assembleare rappresentativo dei 108 Comuni è ridecollato ma è anche riuscito a deliberare l'impiego delle economie disponibili, interamente nella depurazione, per circa 11 milioni di euro.Ora però, perché questa prima svolta non finisca nel nulla, l'amministrazione presieduta da Nanni Ricevuto, in particolare il suo assessore all'attuazione del programma e alle società partecipate, Michele Bisignano, sta preparando una nuova convocazione dell'assemblea dei sindaci, con la quale mettere altri importanti punti fermi perché il Servizio idrico integrato decolli e la "Sto", ovvero l'organo tecnico-amministrativo dell'Ato Acque (14 dipendenti) assolva alle sue funzioni. Da chiarire il fatto che dal 2005 – nonostante la devoluzione ai Comuni dei fondi regionali, perché facessero da stazioni appaltanti – non ci sia stata l'approvazione di un bilancio né l'istituzione di un Collegio dei revisori dei conti. La Regione non è senza colpe: Palermo ha inviato all'Ato 3 commissari ma di bilanci nemmeno l'ombra. Oggi, per l'organo di controllo, sono arrivati 77 curricula. A quanto pare – come spiega l'assessore Bisignano – «l'ipotesi più probabile è quella di una gestione pubblica che tenga conto di alcune forti diversità esistenti nel territorio provinciale: da un lato la zona ionica con le sue sorgenti ed acquedotti, e la città, dall'altro le diverse realtà della fascia tirrenica. Sia chiaro – ricorda Bisignano – che l'assemblea è sovrana e avrà l'ultima parola. Ma una cosa è certa. Il Piano d'Ambito redatto anni fa, andrà rifatto perché non ha tenuto in conto adeguato le diversità del territorio». Ma per quale modello gestionale? «Una gestione pubblica, che sia in parte legata alla suddivisione già effettuata dei 108 Comuni dell'Ambito in sette comprensori».(a.t.)

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/6/2009

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