Comunicato
La notizia che la Corte d’Appello di Napoli ha accolto il ricorso del Comune di Lipari nella controversia con la società ErreVi Costruzioni relativa alla transazione per la discarica di Vulcano, merita qualche approfondimento e qualche richiamo al passato, visto che si è trattato di una controversia anche molto infuocata. La Corte d’Appello di Napoli ha finalmente accolto, a dieci anni di distanza dalla firma della transazione per la chiusura di un contenzioso antico sulla discarica di Vulcano che risaliva ai tempi del Sindaco Vitale, quella che era la tesi della mia amministrazione: la transazione non rappresentava un impegno definitivo e formale ma solo un passaggio importante di un iter che si sarebbe perfezionato con un ulteriore passaggio in Consiglio Comunale e con lo stanziamento in Bilancio della somma necessaria per il quale si accettava il buon esito di una richiesta alla Regione. Mancando lo stanziamento in Bilancio la transazione – che all’epoca era di 2.600 milioni di lire - non era operativa. Questa tesi in vari Consigli Comunali – tenutisi fra il 2002 e il 2005 - che si occuparono della vicenda fu contestata dal Sindaco Bruno salvo poi essere fatta propria dall’avv. Zampella adeguandosi così alla linea dell’avv. Angelo Pajno che era stato l’avvocato del Comune, in questa vertenza, prima di Zampella.
Ora la Corte d’Appello di Napoli non solo libera il Comune di Lipari dal pignoramento, ma chiude una volta per tutte le vicende della transazione che d’altronde era stata sospesa dalla Giunta Giacomantonio già nel 2000 quando si ebbe notizia di una controversia fra la Erre Vi Costruzioni e la signora Paino che rivendicava i diritti sul terreno. Chiude la vicenda della transazione ma non chiude il contenzioso fra i proprietari dell’area ( chiunque essi siano) e il Comune di Lipari. Infatti rimane in piedi la vertenza principale presso il Tribunale di Barcellona – che la transazione voleva risolvere – che riguarda l’utilizzo senza titolo per decine e decine di anni da parte del Comune di Lipari di un’area che era passata dai 13 mila mq del 1974 a circa 170 mila mq degli anni 90 e per la quale i proprietari chiedevano, allora, nel 1999, circa 7 miliardi di lire.
Michele Giacomantonio
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/18/2009
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