Provincia, sprechi e clientele

Gazzetta del Sud Francesco Celi Alla fine di ogni anno costa 168mila 200 euro. Che moltiplicati per cinque - gli anni della consiliatura - fanno 841mila euro tondi tondi, un miliardo e mezzo delle vecchie lire. Esclusi i rimborsi spese naturalmente, che sono riconosciuti a parte. A percorso completato - scommettiamo? - metterà a punto una monumentale relazione da diffondere "urbi et orbi", e la città e il mondo sapranno cosa sono le "pari opportunità", quali i ritardi in provincia, gli ostacoli socio-culturali-antropologici-blablabla e quali le proposte perché si realizzi la rivoluzione in rosa. Alla Provincia, nel 2005, hanno messo su un inutile carrozzone, la Commissione pari opportunità, che ha già drenato circa mezzo milione di euro. Offensivo per le donne, che preferirebbero poter contare su più asili nido e meno parole, giacché di asili pubblici a Messina ve ne sono solo 2(!); offensive per l'intelligenza di ciascuno, stanchi come siamo di veder dissipato il denaro in organismi pletorici e clientelari; truffaldina di fatto per l'erario. Con un'aggravante: la Commissione non servirebbe a nulla, se non a dividere un po' di denaro tra coloro che, naturalmente donne fatalmente destinate a divenire strumento della peggiore politica mascolina in salsa peloritana, vi entreranno a far parte. Ma per fortuna c'è chi si ribella: la Cgil. Evidentemente non immemore di battaglie storiche condotte quasi in solitudine dagli anni '80 in poi, queste sì foriere di pari opportunità reali. Ricordiamo la straordinaria campagna sui "tempi delle città": formula sintetica lanciata per manifestare il profondo disagio – talvolta l'aberrazione individuale che si ripercuote in famiglia – cui le donne e madri lavoratrici andavano e vanno incontro nell'espletamento della fagocitante esistenza di figlia, madre, moglie e, appunto, lavoratrice. «Un fraintendimento di fondo», argomenta infatti Esmeralda Rizzi, responsabile del Coordinamento donne della Cgil, si registra «sul concetto di pari opportunità: che non significa inventarsi nuove poltrone da dare alle donne, ma mettere le donne in condizione di avere le stesse opportunità degli uomini». La Cgil pronuncia un «no» indignato alla Commissione «istituita nel 2005 alla Provincia», formata da «una presidente supportata da un ufficio di presidenza e 3 gruppi di lavoro per complessive 29 componenti con relative supplenti che percepiscono 144,9 euro di gettone di presenza a ogni seduta per un massimo di 40 sedute annue, oltre ai rimborsi spese». Uno scandalo sotto mentite spoglie. Esmeralda Rizzi affonda: «Dalla sua istituzione, più di tre anni fa, la Commissione per le pari opportunità oltre a qualche convegno, due forse tre, cosa ha prodotto? Oltre a non avere mai convocato le organizzazioni sindacali o datoriali o le associazioni di settore per analizzare, discutere, progettare interventi volti al sostegno delle donne nel mondo del lavoro e nella società, non ha realizzato alcuna iniziativa concreta o atti di indirizzo per le politiche della Provincia. Per tutto ciò, oltre che per le modalità di nomina delle componenti che vengono individuate in base all'appartenenza politica, la Commissione appare più un postificio o uno strumento improprio di finanziamento alla politica che un luogo di elaborazione e produzione. Un fatto questo mortificante per tutte quelle donne che quotidianamente si scontrano con l'assenza di asili nido, di scuole a tempo pieno, di mezzi di trasporto pubblici o per gli studenti, con un'offerta servizi sociali tra le più basse del nostro paese. Una provincia», aggiunge Rizzi, «il cui tasso di occupazione femminile è di quasi 30 punti percentuali inferiore a quello maschile (35% contro 62%), e dove non è certo un caso che tra tutti i consiglieri provinciali eletti vi sia una sola donna». La Cgil chiede che «le risorse destinate alla Commissione pari opportunità per il 2009 vengano più concretamente impiegate per la messa in sicurezza degli edifici scolastici dipendenti dalla Provincia. Sono certa», conclude Rizzi, «che le donne apprezzerebbero molto di più avere certezze sulla stabilità strutturale degli edifici dove i propri figli trascorrono tante ore che sapere che ogni anno migliaia di euro vengono impegnati per mantenere una Commissione utile solo alla solita politica». O forse no, presidente Ricevuto? -

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/26/2009

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