Lombardo non ci sta

Lombardo non ci sta Gazzetta del Sud Michele Cimino Palermo- «Questo governo è illegittimo. Lombardo azzeri la giunta», ha tuonato il coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione. «Non solo non l'azzero, ma la completo ed è certo che non vi farà parte nessuno di quanti hanno finora remato contro o chi è a loro vicino», ha prontamente replicato il presidente della Regione. Aggiungendo: «La riunione del gruppo del Pdl all'Ars è stato un flop alla grande, continuando di questo passo finiranno con l'estinguersi. Non capisco perchè si ostinino a chiedere azzeramenti della giunta che non ci saranno». E ancora: «Se vogliono ragionare si affidino a Berlusconi con il quale dovrò incontrarmi prima o poi e si arrivi ad una intesa che non può che essere ispirata ai criteri che stanno la base della formazione della giunta e cioè non vi sarà nessuno che ha remato contro o che che sia collegato a chi ha remato contro. Nei prossimi giorni completerò la giunta. Il conto alla rovescia sta per arrivare a zero. Sceglierò guardando a uomini della stessa risma di quelli che compongono la giunta già nominata». Il tutto a margine della riunione degli antiLombardo del Pdl, convocata dai co-coordinatori Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, per portare a migliori consigli il presidente della Regione, azzerando la giunta di governo e avviare la trattativa con tutto il Pdl e l'Udc, ridimensionando contemporaneamente Gianfranco Micciché e i suoi fedelissimi. Alla riunione, infatti, si sono presentati solo in 14: sei dell'area An (Salvo Pogliese, Giuseppe Buzzanca, Marco Falcone, Santi Formica , Salvino Caputo e Vincenzo Vinciullo) , un ex Udc (Fabio Mancuso), una ex Mpa (Marianna Caronia) e sei ex Forza Italia (Albero Campagna, Antonino Bosco, Giuseppe Limoli, Innocenzo Leontini, Francesco Scoma, Antonino D'Asero). Per telefono, dichiarando di sottoscrivere il documento approvato a conclusione della riunione, hanno manifestato la loro adesione altri cinque deputati: Antonino Beninati, Roberto Corona, Edoardo Leanza, Guglielmo Scammacca e Raimondo Torregriossa, più il presidente dell'Ars Francesco Cascio che non ha partecipato alla riunione, svoltasi nella Sala Rossa, l'antica Sala del Trono, per mantenere il ruolo di superpartes che gli impone la carica ricoperta. La riunione è stata preceduta da una nota, sottoscritta da cinque deputati dichiaratamente vicini al sottosegretario Gianfranco Micciché (Franco Mineo, Giulia Adamo, Giovanni Cristaudo, Giovanni Greco, Giuseppe Nicotra) diretta a Castiglione e Nania, oltre che al capogruppo Innocenzo Leontini. «Non partecipiamo a una riduttiva riunione di gruppo che consideriamo - vista l'assenza degli assessori Cimino, Gentile e Bufardeci - una mera riunione di corrente». Per parte loro, altri tre deputati dell'area An (Carmelo Incardona, Pippo Currenti e Toni Scilla), sempre qualche minuto prima della riunione, hanno diffuso una nota per rilevare l'inutilità della riunione, sostendo: «Alla luce di un prossimo intervento del presidente Berlusconi, riteniamo che la riunione del gruppo del Pdl all'Ars prevista per oggi non sia utile a ricomporre l'unità del partito. Alla riunione non hanno partecipato anche Ignazio Marinese, vicino al deputato nazionale Dore Misuraca, la cui componente è rappresentata in giunta dall'avv. Gaetano Armao, nonché Alessandro Aricò e Livio Marrocco dell'area An. Ed alla fine, mentre all'esterno della Sala Rossa, infuriava la guerra dei messaggi e delle dichiarazioni, anche a causa di una nota diffusa da Castiglione che dichiarava costituzionalmente illegittimo il governo Lombardo, è stato approvato, dai 14 presenti, più i cinque raggiunti telefonicamente, un documento con cui si rivendica «il riconoscimento di un ruolo centrale del gruppo parlamentare Pdl nel confronto finalizzato al superamento della crisi regionale, partendo dall'imprescindibile azzeramento della giunta attuale», si richiede «la convocazione del gruppo, in uno con i coordinatori regionali, da parte del coordinamento nazionale, al fine di poter esprimere la consistenza della posizione di adesione alla linea politica del partito, sia a livello regionale che nazionale», si conferma «la necessità di un ripristino dell'integrità e della collegialità della coalizione, senza alcuna esclusione (vedi Udc), finalizzata a modificare i ruoli di centralità all'interno dell'alleanza la quale sarebbe cosa diversa dalla coalizione originaria», si sottolinea «che il rilancio dell'attività di governo non può prescindere da una rideterminazione collegiale del programma votato dai siciliani» e si auspica «una ricomposizione del partito e del gruppo, fondata sulla recuperata prevalenza dell'unità interna». Su quest'ultimo punto, proprio mentre era in corso la riunione, il presidente del Senato Renato Schifani, che è anche protagonista del celeberrimo "patto del pistacchio", insieme con i senatori Pino Firrarello, il cui genero Giuseppe Castiglione è stato poi nominato cocoordinatore del Pdl, e Totò Cuffaro, da cui si sono avviate le scintille che hanno portato alla nota decisione del presidente della Regione Lombardo d'azzerare la giunta di governo, intervenendo a Porta a Porta per dare una spiegazione alla crisi siciliana, che è costata la perdita secca del 10 per cento dei voti, ha dichiarato: «Se entra in crisi una coalizione, bisogna porre in essere ogni sforzo per ricomporre l'unicum, il patto elettorale che vincola gli elettori ai consiglieri e al presidente, e occorre lavorare per tenere unita la coalizione». Sempre a margine della riunione si sono quindi registrati un intervento del coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi («rivolgiamo un appello al Presidente Lombardo a non voler procedere attraverso strappi o inutili forzature e soprattutto a non voler alimentare, consapevolmente o meno, divisioni all'interno del nostro Partito») e un duro battibecco tra il ministro Angelino Alfano («come si può pretendere di ragionare per il bene e l'unità del Pdl in Sicilia e continuare ad usare un linguaggio offensivo oltre ogni limite nei confronti del Presidente del Senato e del nostro coordinatore regionale Giuseppe Castiglione, persone alle quali sono legato da franca e leale amicizia e nei confronti delle quali nutro rispetto personale e istituzionale?») e Gianfranco Miccichè («il Guardasigilli non può immaginare di poterci far governare da chi comunque tenta disperatamente di buttarci fuori dal partito»). A Miccichè ha duramente replicato coordinatore Nania, secondo cui il vice ministro per difendere le sue posizioni non dovrebbe rivolgersi direttamente ai vertici del Pdl, ma passare, gerarchicamente, dai coordinatori regionali e nazionali.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/17/2009

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