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Raffaele Lombardo è fuori dalla grazia di Dio. Credeva di avere risolto i suoi problemi e si è accorto invece che le cose stanno esattamente come prima, a cominciare dall’Aula di Palazzo dei Normanni. L’Assemblea era una palude e ora si è trasformata in sabbie mobili, perché gruppi e gruppuscoli si sono impossessati di alcune aree parlamentari e hanno dettato condizioni e tempi. In più c’è l’Udc che ha adottato il machete e non vuole farlo campare nemmeno un istante. Opposizione dura, tenace, senza sconti, senza se e senza ma, con ampi collegamenti trasversali.
Le sabbie mobili non hanno confini riconoscibili, perciò il rischio di caderci dentro per il governatore è diventato altissimo. L’impressione che vogliano cuocerlo a fuoco lento è chiaro. Ti abbiamo accolto, insomma, ma no ti facciamo campare. Raffaele il temporeggiatore così ha finito di temporeggiare, ha preso atto ed è uscito al naturale nel corso di una conferenza stampa mattutina. Ha lanciato un ultimatum o qualcosa di simile – nelle ore successive ci renderemo conto di che si tratta – ed ha dichiarato che se la prossima settimana i Fondi Fas, le risorse europee, non arriveranno in Sicilia i parlamentari del suo partito non voteranno più proposte legislative che provengono dalla maggioranza di centrodestra o dal governo in carica. Non è una minaccia che può fare sobbalzare Silvio Berlusconi. La pattuglia del MPA è così minuta che non può spaventare. Ma i risvolti politici in sede locale e, forse meridionale, possono essere importanti se alla “minaccia” dovesse seguire una coerente azione politica che implicherebbe necessariamente la ricerca di nuovi interlocutori sia per le vicende siciliane che per quelle nazionali. Problemi da vedere in prospettiva, dunque. Il governatore non ha detto di volere uscire dal centrodestra ma è come se l’avesse detto. Ha lasciato a chi l’ascoltava il compito di interpretare le sue intenzioni. Lombardo non se l’è presa solo con Berlusconi, ma anche con gli stop imposti dall’Assemblea. Non ha certo dimenticato gli sgarbi subiti e il rinvio dei disegni di legge su Ato e aiuti alle imprese. Per rimediare ai ritardi ed agli ostruzionismi dell’Assemblea – che nei giorni scorsi non ha esitato a definire atti criminosi a danno della Sicilia – ha manifestato l’intenzione di trasformare le iniziative legislative in atti amministrativi, ove possibile. Non può farne a meno, ha detto, riferendo di stare per convocare tutti i dirigenti regionali interessati. Un’azione ad ampio raggio dunque, sia sul piano politico che sul piano organizzativo, che dovrebbe rimettere l’iniziativa del governo, e di Lombardo in particolare, al centro dell’agenda politica. Il tempo della trattativa, infatti, aveva emarginato lo stesso Lombardo, che è apparso piegato alle necessità della mediazioni e disposto, dunque, ad accettare suggerimenti, consigli e qualche diktat. Non è servito a niente, a quanto pare, questa strategia della riappacificazione, perché i risultati sono stati deludenti. I “crimini” di alcuni settori dell’Ars l’obbligano a tornare in prima linea e ad abbandonare i tavoli della trattativa. Si apre, dunque, una nuova tappa della dispendiosa guerra interna alla maggioranza di centrodestra, combattuta in un contesto che non sembra offrire alcuna alternativa al governo per le incertezze e le divisioni dell’opposizione. La prospettiva di uno scioglimento, a questo punto, non può essere scartata. Ed è forse questo l’obiettivo non dichiarato di alcuni settori politici regionali e nazionali.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 7/11/2009
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