Gazzetta del Sud
Francesco Celi
Messina
Il disegno di legge depositato all'Ars dall'on. Giovanni Ardizzone, e cofirmato da numerosi deputati dei due schieramenti, con il quale si dà facoltà ai Comuni di bloccare l'attività edilizia in aree a pericolosità elevata (P3-P4) o a rischio idrogeologico elevato (R3-R4) in attesa del varo dei Piani di assetto idrogeologico e paesaggistico, riscuote il consenso della Cgil messinese e del Wwf Italia.
Il Wwf Italia auspica che rapidamente «l'Assemblea regionale siciliana discuta ed accolga l'importante proposta di legge presentata dall'on. Ardizzone», perché ritiene che «in essa siano contenute disposizioni e strumenti indispensabili per la tutela e la salvaguardia del territorio siciliano, dopo il disastro di Messina». Per l'associazione ambientalista è «su proposte come queste che si misura la reale volontà politica di voltare pagina in Sicilia». Al contrario, analizza Anna Giordano, vorrebbe dire che anche «la tragedia che ha colpito il Messinese il primo ottobre», in conseguenza della quale 36 persone hanno perso la vita, «è passata invano. Il Wwf, riconoscendo al presidente Lombardo una particolare attenzione sul tema, al punto che meritoriamente il governatore ha sospeso il cosiddetto Piano Casa, attende ora decisioni concrete in tempi ragionevoli e comunque adeguati alla gravità di situazioni che sono davvero sotto gli occhi di tutti». Il Wwf rileva inoltre che, se accolta, la proposta Ardizzone «finalmente fermerebbe l'espansione edilizia in Sicilia sino all'approvazione di due essenziali Piani di riferimento quali quello di Assetto idrogeologico e quello Paesaggistico. Solo in questo modo si potrà avere garanzia che eventuali nuove costruzioni non siano poste in aree a rischio come troppo spesso, anche con le autorizzazioni comunali, è avvenuto. Si garantisce inoltre la tutela del paesaggio siciliano, sia costiero che interno, profondamente alterato in parti fondamentali. La legge», infine, «permetterebbe ai Comuni di sospendere le concessioni edilizie rilasciate nelle aree a rischio».
La Cgil, attraverso il suo segretario generale messinese Lillo Oceano, si attesta sulla medesima lunghezza d'onda. «La tragedia del 1. ottobre non è il prodotto dell'abusivismo ma di anni e anni di abuso del territorio fatto nella legalità, attraverso le maglie dei Prg, le Varianti in deroga, gli strumenti della programmazione e pianificazione territoriale. E oggi Messina è una città a rischio che prima di ogni altra cosa ha bisogno di tornare sicura».
Oceano chiede il «ripristino urgente delle condizioni minime di sicurezza per Messina, città ad elevato rischio sismico oltre che idrogeologico, che nel corso degli anni ha subito un'incontrollata espansione urbanistica». Perdippiù, aggiunge, «quanto avvenuto ha drammaticamente certificato ciò che andavamo denunciando da tempo, che Messina è una città insicura, senza vie di fuga, strade alternative, senza un Piano concreto di Protezione civile, né risorse per interventi seri. Occorre avviare subito una verifica dello stato del territorio, dei rischi legati alle colline, ai palazzi costruiti sulla sabbia e con cemento di pessima qualità, ai torrenti, al dissesto e non solo ai fini dell'inserimento nel "Pai", ma soprattutto per la messa in sicurezza delle persone, delle case, del territorio. Oceano ricorda che per «ogni milione speso in prevenzione, per il risanamento e la messa in sicurezza del territorio, se ne risparmiano fino a 10 per gli interventi di ripristino successivi a frane e crolli».
Quanto al disegno di legge presentato all'Ars, la Cgil, che reiteratamente ha «richiesto la sospensione del Prg», appoggia la proposta Ardizzone e rilancia: «Basta con gli strumenti di programmazione negoziata in deroga agli strumenti urbanistici, le commistione di interessi, la mancanza di regole certe e trasparenti e col prevalere delle logiche personali sul bene comune».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 10/16/2009
dalla nostra Daniela Bruzzone
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