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Lipari- Lettera dei presidenti di Federcaccia ed Enalcaccia sezioni eoliane tra gli altri al Presidernte Berlusconi, al Presidente Lombardo e ad altri indirizzi:
Da qualche giorno circolano notizie ufficiali dell'imminente perimetrazione dell'istituendo Parco delle Isole Eolie, addirittura entro la fine di Marzo del corrente anno, decantando i molti benefici che tale area protetta apporterà alla comunità eoliana senza però considerare gli svantaggi e le ripercussioni negative che il Parco avrà sulla stessa.
A nostro avviso sarebbe stato più corretto informare la cittadinanza su quelli che sono gli effetti positivi e negativi di un Parco naturale e di un Area Marina Protetta, prima di procedere a qualsiasi perimetrazione, ma, come al solito, come è avvenuto per le Riserve Naturali e per tutti gli altri vincoli terrestri presenti nell'Arcipelago Eoliano (zps, sic, vincolo paesaggistico ed idrogeologico ecc.), anche questo ci viene imposto dall'alto, da parte di un ministro che si reca nel nostro arcipelago solo per passare qualche settimana di vacanze, durante il periodo estivo, disconoscendo totalmente le realtà e le problematiche locali. Cosa ancora più grave è che qualcuno parla di successo, che l'istituzione di queste aree protette, non sarebbe altro che il frutto di una lunga e complessa opera di concertazione iniziata da diversi anni con le categorie interessate, tuttavia, ci preme sottolineare che nessuna categoria interessata è mai stata interpellata, né tantomeno vi è stata alcuna campagna di informazione.
E' palese come l'istituzione di una simile area protetta danneggi pesantemente alcune categorie, quali, cacciatori, agricoltori, proprietari terrieri, allevatori e pescatori, oltre ad essere in contrasto con la Legge 157/92 che stabilisce: “Il territorio agro-silvo-pastorale di ogni regione è destinato per una quota dal 20 al 30 per cento a protezione della fauna selvatica”; e con la Legge Regionale 33/97 che all’art. 14 comma 3 stabilisce: “È destinata a protezione della fauna selvatica una quota del 25 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia regionale, ivi compresi i territori nei quali sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altre leggi e disposizioni. Nelle isole minori la quota del 25 per cento va computata nell'ambito del proprio territorio”; ed ancora al comma 4: “Il territorio agro-silvo-pastorale di cui al comma 3 comprende anche le oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica, le zone di ripopolamento e cattura ed il centro pubblico di riproduzione e smistamento della fauna selvatica di cui agli articoli successivi, i parchi e le riserve naturali”
Nel regolamento che disciplina tali aree protette vige il divieto di: cattura, raccolta e danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici, alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle acque, introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura, navigazione a motore ecc., basta leggere questo regolamento per capire come all'interno di simili aree protette, attività come la caccia, la pesca, la pastorizia, la raccolta di funghi, la stessa agricoltura e l'edilizia verrebbero fortemente limitate se non addirittura cancellate.
Tuttavia, per quanto riguarda la caccia, l'unica specie stanziale cacciabile sul nostro territorio è il coniglio selvatico che è una specie molto prolifera che arreca gravi danni all'agricoltura, la caccia a questo selvatico, oltre a rappresentare una tradizione isolana, soprattutto nelle isole di Lipari e di Vulcano, affonda le proprie radici nel tempo e vede impegnati, oggi, oltre 350 cacciatori locali e serve anche a contenere il numero di questi mammiferi ed evitare il loro dilagare.
La caccia nel nostro arcipelago non ha mai arrecato alcun danno, né viene vista dalla popolazione locale come attività di disturbo, né si sono mai verificati incidenti, essendo prevalentemente praticata in zone lontane dai centri abitati.
Il cacciatore eoliano è in perenne contatto con la natura e più di ogni altra persona ha conoscenza dei luoghi, dei sentieri e dei mutamenti ambientali ed ha interesse alla conservazione dell'ambiente che lo circonda ed è sempre stato contrario a qualsiasi forma di deturpazione ambientale.
L'istituzione del Parco oltre a cancellare la caccia ed a limitare la pesca, avrà gravi ripercussioni anche sul mondo agricolo, sull'artigianato e sulla proprietà privata, infatti i proprietari dei terreni ricadenti all'interno del perimetro protetto, vedranno letteralmente crollare il loro valore di mercato, nonché saranno soggetti al disbrigo di tutta una serie di pratiche burocratiche per la loro fruizione, oltre quanto previsto dall’art. 15 comma 1 della L. 394/91 (Legge sui Parchi) ovvero: “L'Ente Parco, nel quadro del programma di cui al comma 7, può prendere in locazione immobili compresi nel parco o acquisirli, anche mediante espropriazione o esercizio del diritto di prelazione di cui al comma 5, secondo le norme generali vigenti”.
Tutto ciò penalizza pesantemente i proprietari di terreni e di ruderi che ricadono all’interno dell'area protetta, comprimendo il loro diritto di proprietà. Per quanto riguarda l’attività venatoria, non si vede quali spiragli possano esserci per integrare i cacciatori in una realtà come quella del Parco, essendo l'attività venatoria all'interno dei Parchi vietata. Vivendo in una realtà isolana, è improponibile che un cacciatore Eoliano debba spostarsi in Sicilia o in altri luoghi per poter esercitare un suo diritto, riconosciuto dalla Legge Italiana, che è quello di andare a caccia, in quanto dovrebbe fare domanda di ammissione e dopo l'eventuale ammissione, pagare, per poter esercitare la caccia in altri A.T.C., ma soprattutto dovrebbe sobbarcarsi dei costi spropositati per tali spostamenti che trasformerebbero l'attività venatoria, nelle Isole Eolie, in uno sport da nababbi. Gli americani, oltre a darci lezioni di democrazia, ci danno anche lezioni in materia di tutela ambientale, basti pensare alle cd. Aree Wilderness, si tratta di aree protette che pongono dei vincoli molto forti, ma tutto-sommato, non mummificano il territorio come i parchi, conservando gli habitat di molte specie animali e vegetali ed inoltre sono vivibili dai cacciatori, dai pescatori, dai cercatori di funghi e dai pastori. Al loro interno, la caccia, praticata nel rispetto di un codice etico, non viene vista come un danno o come attività di disturbo per l'ambiente. Al contrario delle zone a Parco o a Riserva Naturale, dove questi usi consuetudinari sono di solito vietati o impositivamente sottoposti a rigida disciplina dalle autorità politiche superiori, quali Stato o Regioni. Infatti, nel nostro paese, sia da parte della politica nazionale che di quella regionale, vige un metodo autoritario ed impositivo con il quale si stanno istituendo Parchi Nazionali e Regionali, spesso consentiti dalle autorità locali solo perché sotto “pressione” o dietro promesse economiche (sono noti i pentimenti di molte amministrazioni comunali, allettate ad entrare nei Parchi con promesse di finanziamenti poi mai mantenuti o di sviluppi socio-economici mai verificatisi). Una decisione così importante, come l'istituzione di un Parco, non può essere presa di punto in bianco solo da un drappello di politici locali, sempre pronti a chinare il capo ed a obbedire con atteggiamenti servilisti, alle decisioni del ministro di turno, pertanto, motiviamo il nostro dissenso rispetto ad una simile iniziativa, poiché ci sembra giusto e corretto che i cittadini eoliani, siano consapevoli del sacrificio che verrà loro imposto, evidenziando come in Sicilia l'istituzione di tutte queste aree protette ha comportato solo una mummificazione del territorio a causa dei pesanti vincoli, senza alcuna ricaduta positiva per l'economia. (segue)
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/2/2010
dalla nostra Daniela Bruzzone
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