Gazzetta del Sud
Tito Cavaleri
Tempi duri per i padroncini disattenti. Da oggi se il loro cagnolino si azzarderà a sferrare un morso a qualcuno, saranno guai, pure se la bestiolina era legata. Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Cassazione affibbiando ogni responsabilità ai proprietari di animali. Saranno loro a dover pagare i danni al malcapitato anche se avranno fatto tutto il possibile per scongiurare il peggio. Saranno responsabili pure se avranno legato Fido a una catena, con accanto il classico cartello "attenti al cane". Insomma niente più scuse. La Cassazione per l'appunto ha sottolineato che per liberarsi da eventuali responsabilità non sarà più sufficiente «la prova di aver usato la comune diligenza nella custodia dell'animale». Unica ancora di salvezza, capace di scagionare i padroni sarà solo un evento «improvviso» e tale da superare «ogni possibilità di resistenza o contrasto da parte dell'uomo».
La Terza sezione civile (con sentenza numero 9037) ha così accolto il ricorso di un messinese 80enne, il signor Luciano S., il quale nel 2000, entrando in un edificio per svolgere la sua attività in un frantoio, venne assalito da un pitbull che Francesco T., il padrone, aveva provveduto a legare con una catena di tre metri, in un punto distante dal cancello di ingresso. Secondo la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso dell'anziano morsicato dal pitbull, «la responsabilità di cui all'art. 2052 c.c., prevista a carico del proprietario o di chi si serve dell'animale per il periodo in cui lo ha in uso, in relazione ai danni cagionati dallo stesso, trova un limite solo nel caso fortuito, ossia nell'intervento di un fattore esterno alla causazione del danno, che presenti i caratteri della imprevedibilità, della inevitabilità e della assoluta eccezionalità».
Non sarà facile d'ora in avanti per i proprietari di cani sfuggire alle proprie responsabilità. Perché per liberarsi da ogni fardello dovranno provare l'esistenza di un fattore, estraneo alla propria sfera soggettiva, e idoneo a interrompere il nesso causale, non essendo sufficiente «la prova di avere usato la comune diligenza nella custodia dell'animale».
Diversamente si era espresso il Tribunale della città dello Stretto nell'ottobre del 2005, quando aveva negato il risarcimento all'ottantenne. In quell'occasione il giudice di pace aveva condannato il proprietario del pitbull a rifondere 2.580 euro, sostenendo che chi aveva in custodia il cane si era speso al massimo facendo dunque il possibile per evitare incidenti. Ovvero, legando il cane alla catena e mettendo il solito cartello "attenti al cane" (seppure non visibile a cancello aperto).
Sempre secondo il giudice messinese il signor Luciano S., data l'età avanzata, nell'occasione avrebbe dimostrato di possedere «minore prontezza a ritirarsi dall'attacco di un cane legato», ergo... Considerazioni bocciate dalla Cassazione che ha ribaltato pure la motivazione secondo cui «un uomo anziano compie un atto decisamente pericoloso per la sua incolumità se solo varchi un cancello aperto che dia accesso ad un immobile». Toccherà adesso proprio al Tribunale di Messina calcolare il giusto risarcimento per il malcapitato che, oltre al morso della "belva" aveva visto sotto accusa persino i suoi riflessi. Ma si è preso una bella rivincita.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 4/18/2010
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