Riceviamo da Michele Giacomantonio e pubblichiamo:
Considerazioni in margine alla celebrazione dei 400 anni della Confraternita dell’Addolorata
Venerdì 22 marzo si è conclusa la celebrazione dei 400 anni della fondazione della confraternita maschile dell’Addolorata. Una settimana religiosa ma anche culturale con le messe vespertine, le belle omelie di mons. Gaetano Sardella, mons. Alfredo Adornato, don Giuseppe Mirabito, don Lio Raffaele ed infine l’arcivescovo di Messina, Lipari, S.Lucia del Mela, S.Ecc. Mons. Calogero La Piana, gli incontri fra le confraternite dell’isola, le cerimonie conclusive fra la chiesa dell’Immacolata, dell’Addolorata e la Cattedrale.
Mentre nel pomeriggio nella chiesa dell’Immacolata si ricordavano le origini ed il significato della confraternita pensavo che quattrocento anni non erano passati invano se oggi le confraternite potevano incontrarsi in fraternità ed amicizia ed il Vescovo presenziava ai festeggiamenti per la confraternita dell’Addolorata. Infatti come dimenticare che proprio nel 600 si rincrudivano i contrasti fra il viceré di Sicilia ed i vescovi di Lipari . Per tutto il 1600 ed il 1700 – a partire dal 1610 quando le Eolie lasciano il regno di Napoli e vengono aggregate a quello di Sicilia - la diocesi di Lipari, dai pontefici dichiarata “immediatamente soggetta alla Santa Sede”, diverrà il terreno di scontro tra i sovrani di Sicilia, che rivendicavano di essere Legati pontifici e cioè di avere autorità nell’isola anche sulle questioni riguardanti la Chiesa (salvo i problemi di fede) in nome di una bolla di Urbano II del 5 luglio 1098, e la Santa Sede che questo privilegio contestava e comunque lo escludeva sicuramente per le Eolie sulla base di un’altra bolla, sempre di Urbano II del 3 giugno 1091. E’ in questo clima che nasce la confraternita dell’Addolorata composta da militari e nobili con sede nella chiesetta che allora si chiamava della Soledad nel luogo dove sorge ora l’Addolorata. La confraternita tendeva a manifestare con cerimonie sfarzose il suo potere contrapponendosi quelle che il vescovo officiava in Cattedrale. I momenti di maggiore tensione erano proprio le celebrazioni della settimana santa. E’ ancora in questo clima che la confraternita si adoperò perché la loro chiesa fosse promossa a Cappella di Regio patronato con cappellano indipendente dal vescovo, sottoposta direttamente alla Legazia apostolica di Palermo. Non quindi una speciale considerazione per questa confraternita, come è stato detto ieri nella commemorazione, ma un atto di guerra contro il vescovo che era mons. Vidal un uomo che amava la concordia e la pace e che fu logorato da queste tensioni e cominciò a prepararsi alla propria morte sebbene, nel 1613, avesse solo 66 anni.
Un conflitto che tagliava in due la città e l’arcipelago con i militari, la nobiltà e buona parte della borghesia da una parte e il popolo dall’altra. Il popolo che proprio per dimostrare la sua solidarietà al vescovo cominciò ad organizzare confraternite in contrapposizione a quella dell’Addolorata come la confraternita del Santo Crocefisso o dei SS.Sette dolori che si radunava ogni venerdì nella cappella della Concezione in Cattedrale. E’ in questo clima che nasce la confraternita dell’Immacolata nel 1715 schierandosi col vescovo e cominciando ad interessarsi per edificare una chiesa proprio a fianco dell’Addolorata ma che la superasse per dimensioni e splendore.
Anche le situazioni più banali divennero occasione di conflitto e di scontro come fu per il “chiomazzo”, un cuscino ricamato che metteva il vescovo sotto le ginocchia durante le celebrazioni per il cui il capitano d’arme se ne volle far fare uno simile cosa che non piacque agli ambienti curiali. Come non piacque il drappo rosso paonazzo che i giurati – così si chiamavano allora gli amministratori del Comune – vollero sullo scranno del municipio in Cattedrale perché questo colore era considerato distintivo degli abiti dei prelati. Come divenne occasione di screzi e ripicche la consuetudine che i pubblici ufficiali, nelle feste solenni, accompagnassero il vescovo alla soglia del palazzo vescovile alla Cattedrale e viceversa. Beghe paesane, frizioni locali che però si inserivano e acquistavano spessore nel più grande conflitto fra stato e chiesa che si andava approfondendo.
Un conflitto che ebbe anche momenti drammatici come quando mons. Caccamo, successore del Vidal, accoltellò a morte, al culmine di una violenta discussione, il capitano d’arme; o l’arresto nella primavera del 1667 di mons. Arata, un grande e santo vescovo, che era venuto a Lipari con propositi di pacificazione e invece si vide costretto a scomunicare il capitano d’arme e per questo rimase nelle carceri di Palermo per tre mesi. Un conflitto che, fra alti e bassi, esplose il 22 gennaio 1711 nella cosiddetta “controversi liparitana” che scatenò m- con arresti e scomuniche, espulsioni ed interdetti - una vera e propria guerra fra Regno di Spagna e Santa Sede coinvolgendo di fatto tutta la diplomazia europea. Una controversia che andò avanti per oltre dieci anni ma i cui epigoni giunsero fino alla costituzione dell’unità d’Italia.
Ho voluto ricordare questi eventi perché non si può “correggere” o “addomesticare” la storia. Questo nulla toglie all’importanza della Confraternita dell’Addolorata e alla sua lunga tradizione di devozione e di opere caritative ma ci aiuta a ricordare che la provvidenza di Dio sa trarre il bene anche da opere che nascono un po’ controverse e che proprio questo travaglio è bene non nasconderlo o mistificarlo se vogliamo leggere nella storia i segni dei tempi.
Michele Giacomantonio
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/23/2013
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