Molti sono i ricordi che si affollano nella mente della fotografa, ma uno in particolare tiene a raccontare al suo interlocutore: “non posso fare a meno di ricordare uno degli episodi più comici e imbarazzanti che mi capitò proprio a Vulcano durante quel viaggio di lavoro. Ero salita fino al cratere per fotografarlo, circondata da uno scenario tutto giallo di zolfo, col suo tipico odore sgradevole. Trovai una sorta di gradino naturale di terra e mi ci sedetti sopra. Era caldo ma non ci feci caso, finché la temperatura non divenne eccessiva. Alzandomi, passai una mano sul fondo dei pantaloni e con orrore sentii al tatto che lo zolfo me li aveva fatti a brandelli, “divorati”. Ero in mutande. Avevo poco più di vent’anni, ero in mutande, in Sicilia. Nella Sicilia degli anni Cinquanta! Poi, per fortuna ricordai di avere un golf nella sacca e me lo legai in vita. Ero salva. Nascondeva tutto!”
Ma è un dettaglio dell’isola di Alicudi che non le si toglie mai dalla mente: “La veduta della costa di Alicudi mi fece sorridere di piacere per un dettaglio che in passato avrei anche potuto non notare, ma che ora, alla mia età , con il fatto che non vado più al mare da anni, mi ha riportato intensamente la sensazione di quei luoghi. La barca in primo piano, sta lasciando il tratto di mare verde, che rispecchia la collina alberata, per inoltrarsi nell’acqua azzurra , azzurra come il cielo sopra di lei. La netta demarcazione tra questi due riflessi è riuscita a commuovermi. E non mi vergogno di dirlo”.
Data notizia: 11/15/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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