Patto di ferro Lombardo/Miccichè

Patto di ferro Lombardo/Miccichè Michele Cimino Palermo Non ci sono più dubbi. Sarà Gianfranco Micciché il candidato alla successione di Raffaele Lombardo alla presidenza della Regione siciliana. «Questo governo – aveva dichiarato Lombardo poco prima di incontrare il leader del Pdl-Sicilia per discutere del costituendo Lombardo-quater, scaturito dall'alleanza tra Mpa, Pdl-Sicilia e Udc - deve durare ancora tre anni. Per riformare la Sicilia – aveva aggiunto – non bastano. Forse ce ne vorrebbero 30. Diamoci un respiro e cominciamo a conoscerci ora e a lavorare insieme anche per la prossima legislatura, trovando un candidato condiviso. Non c'è la mia candidatura: cinque anni sono sufficienti per dare tutto quello che si può». E il "candidato condiviso", appunto, sembra essere proprio Micciché che, però, non gode di popolarità nelle file del Pd, specie da quando al senatore Marcello Dell'Utri è stata inflitta una condanna a sette anni di carcere per mafia e lui non ha perso occasione per esaltare il rapporto di amicizia che lo lega al cofondatore di Forza Italia. Il che ha consentito al segretario regionale dei democratici Giuseppe Lupo e, perfino, a quanti come il senatore Beppe Lumia e il capogruppo all'Ars Antonello Cracolici, fautori dell'alleanza con Lombardo, di escludere, nonostante le pressioni interne, la partecipazione del Pd alla costituzione del nuovo governo. «Il Partito democratico – ha detto Lupo ai componenti l'esecutivo regionale dopo avere incontrato Lombardo - non è interessato ad andare al governo. Ho detto a Lombardo che il Pd è disponibile a sostenere il programma delle riforme, come deciso dalla direzione regionale, e non certo il programma che lui intende concordare con l'onorevole MiccichèZ». «Ho rappresentato al presidente della Regione – ha aggiunto - l'urgenza di un confronto sullo sviluppo e il lavoro. I dati del Diste confermano il crollo dell'occupazione nel 2010. La politica siciliana ha il dovere di fare il massimo per contrastare la crisi economica e per aiutare i lavoratori, le famiglie, le imprese». E gli ha proposto di attivare «un tavolo di confronto per lo sviluppo, accelerare la spesa dei fondi comunitari e Fas, rimodulando i programmi ove necessario. Ci interessa – ha sottolineato - dare una risposta ai bisogni dei cittadini siciliani, a partire dal tema del lavoro. Non ci interessa andare al governo. È responsabilità del presidente della Regione fare una proposta di governo in grado di attuare le riforme, approvate all'Ars grazie al Pd, e realizzare le nuove, a partire dalla riforma sociosanitaria, dalla doppia scheda per l'elezione dei sindaci e dei consigli comunali, e dal decentramento delle funzioni amministrative dalla Regione agli enti locali. Il presidente della Regione – ha concluso – ha condiviso l'urgenza di approntare un tavolo per lo sviluppo e l'occupazione». Pertanto, «il Partito democratico – ha detto ancora Lupo conversando con i giornalisti – conferma la linea del confronto sulle riforme per affrontare le emergenze della Sicilia». E ha ricordato che questa «è la scelta fatta dalla direzione regionale del partito. Ed è la linea di cui ritengo essere fedele interprete. Ci auguriamo che parte di questo percorso di confronto si possa sviluppare insieme all'Udc, che è l'unica forza di opposizione al governo Berlusconi presente all'Ars, oltre al Pd. Ovviamente – ha concluso – intendiamo rafforzare il rapporto con tutte le forze del centrosinistra». L'invito ad allargare il cartello di maggioranza, comprendendovi l'Udc è stato accolto, oltre che da Lombardo, anche da Micciché che, già l'altra sera, dopo l'incontro con Lombardo, l'ha definito un "patto di funzionamento». Il particolare che quello che si va a costituire non è un "governo dalle larghe intese" finalizzato ad elezioni in primavera, come aveva chiesto, ma un governo di legislatura, che resterà in carica fino al 2013, non sembra convincere, però, il segretario regionale dell'Udc Saverio Romano che ieri, alla notizia dell'accordo tra Micciché e Lombardo, ai giornalisti che gli chiedevano quando avrebbe incontrato Lombardo ha replicato: «L'ho letto dai giornali. Non ho nella mia agenda alcun incontro, né mi è stato richiesto. Se questa richiesta arrivasse, non avrei difficoltà ad incontrare Lombardo». E ha ricordato di aver già posto delle condizioni a Lombardo, fra cui «un appello alle forze politiche che dimostrino senso di responsabilità, per affrontare tre o quattro temi. Dopodiché, se lui vuole fare un governo di programma o di legislatura, è ovvio che in un sistema bipolare lo deve fare passando per il turno elettorale. Alle condizioni attuali non siamo disponibili ad entrare in nessun Lombardo-quater». Ma sono in molti, nell'Udc, a pensarla diversamente, a cominciare dal capogruppo al Senato Giampiero D'Alia, che ha definito "un suicidio" un eventuale rifiuto della proposta proveniente, di fatto, dal Pd. Per cui non è difficile che prima che si concluda l'iter del costituendo governo, come ha rilevato lo stesso Lupo, si consumeranno altri passaggi, non privi di sorprese. In ogni caso, al momento, il cartello di sostegno a Lombardo è composto da Mpa e Pdl-Sicilia che insieme contano 29 deputati. Se vi si aggiungesse l'Udc si arriverebbe a 41. Ieri, però, quattro deputati del gruppo misto, gli onorevoli Cateno De Luca di Sicilia Vera, Mario Bonomo di Alleanza per l'Italia, Riccardo Savona di Biancofiore Sicilia e Dino Fiorenza di Valore Sud hanno deciso di costituirsi in gruppo parlamentare autonomo per avviare «un immediato confronto con il presidente della Regione». Come dire che, in caso di accordo, resterebbero fuori solo quelli del "patto del pistacchio", che misero in crisi il primo governo Lombardo nella convinzione che si sarebbe tornati subito alle urne.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 7/15/2010

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