"Con Lombardo mai, con Miccichè forse"

Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Solo nuove elezioni e un presidente regionale diverso da Raffaele Lombardo sono ormai l'obiettivo dei lealisti del Pdl. Ad escludere ogni ipotesi di riappacificazione e di una eventuale ricostituzione della maggioranza uscita dalle urne nel 2008, così come, peraltro, già nei giorni scorsi aveva fatto lo stesso Lombardo, è stato ieri il co-coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione. Ai giornalisti che gli chiedevano se avrebbe accettato una eventuale proposta di far parte di una nuova giunta Lombardo, ha, infatti, replicato: «Obiettivamente è difficile decifrare che tipo di governo farà Lombardo. Non siamo molto appassionati a quello che sarà, se ci sarà, un nuovo governo. Quello attuale ed anche quello ipotetico che nascerà, è un governo debole politicamente, che non ha una piattaforma programmatica e che punta ad una maggioranza da raccogliere in aula». «Non mi pare – ha, quindi, aggiunto – vi siano le premesse per un governo siciliano autorevole per dare, soprattutto, risposte ai cittadini. Noi – ha, poi, precisato – stiamo lavorando al dopo Lombardo. Sarà tra tre mesi, tre anni, noi lavoriamo comunque al dopo Lombardo con tanta responsabilità, ascoltando i siciliani e denunciando le gravi inefficienze della crisi regionale». «Lombardo – ha, quindi, ricordato Castiglione - ha detto espressamente che non richiederà mai il nostro contributo: noi non coopereremo mai con il governo Lombardo». Il co-coordinatore del Pdl non ha escluso, invece, una eventuale riappacificazione con il Pdl-Sicilia e con il suo leader Gianfranco Micciché. «Con il Pdl-Sicilia – ha detto – c'è la considerazione che nel futuro, certamente, Gianfranco Micciché troverà molto più fertile e proficuo il suo rapporto con il Pdl, piuttosto che cercare strane alleanza con il Mpa di Lombardo». Per cui, a giudizio di Castiglione, prima o poi, comunque prima del ritorno alle urne, il presidente della Regione potrebbe non poter più contare sul sostegno del Pdl-Sicilia e, quindi, costretto ad una alleanza organica con il Pd. Ipotesi non da escludersi se Lombardo, come è stato sollecitato anche ieri dal segretario regionale Giuseppe Lupo, rompesse ogni rapporto politico con il leader nazionale del Pdl Silvio Berlusconi. «Per recuperare autorevolezza – ha spiegato Lupo – e perché un progetto autonomista per la Sicilia è possibile solo se si libera di lacci e lacciuoli con il Pdl». Lupo ha comunque escluso che, anche in tale eventualità, il Pd possa chiedere l'inserimento di propri rappresentanti ufficiali nell'esecutivo. «Non intendiamo stare in giunta – ha sottolineato, con chiaro riferimento a quella parte del partito democratico che preme per avere una propria rappresentanza nel governo - ma siamo aperti al confronto sui temi dello sviluppo e del lavoro». E nei prossimi giorni, se non già nella seduta di oggi, c'è da rabberciare la legge che modifica il sistema degli appalti pubblici approvata il 13 luglio scorso, di cui due articoli, riferiti al ribasso d'asta, sono stati impugnati dal commissario dello Stato. Inoltre, sempre prima della chiusura dell'Ars per le ferie estive, il segretario regionale dell'Udc Saverio Romano vorrebbe che si esaminasse il nuovo Documento programmatico economico e finanziario. «L'Udc – ha dichiarato ieri - presenterà nei prossimi giorni formale richiesta di anticipazione del Dpef, unitamente a quella di un assestamento di bilancio, che si ponga l'obiettivo di attenuare gli effetti della finanziaria nazionale». «Il silenzio assordante del governo Lombardo – ha, quindi, spiegato – alla domanda di aiuti concreti per le fasce più svantaggiate della popolazione siciliana e il mancato sostegno alle famiglie dell'Isola, che in base al rapporto Svimez sono per il 54% nuclei monoreddito e per il 25% in grave disagio economico al punto da dover rinunciare alle spese per cure mediche necessarie, ci induce a lanciare un allarme». Secondo Romano, infatti, «i tagli della finanziaria nazionale, che produrranno effetti nefasti, in particolare sul Mezzogiorno, e che graveranno sugli enti locali con pesanti ricadute sulla erogazione di servizi essenziali, richiedono l'assunzione di responsabilità da parte di tutti i parlamentari nazionali della Sicilia. E a tutti loro chiediamo quindi di non votarla». «Questa volta vorremmo – ha concluso- che alcuni partiti, in special modo quelli a dimensione regionale, evitassero di versare a Palermo le solite lacrime di coccodrillo e di lanciare i soliti proclami contro la politica vessatoria del governo Berlusconi, pochi minuti dopo aver votato a Roma i provvedimenti dello stesso governo contro cui, a parole, inveiscono».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 7/27/2010

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