Riceviamo da Michele Giacomantonio e pubblichiamo:
Il Centro Studi di Lipari si appresta a celebrare i trecento anni della "controversia liparitana" cioè dagli effetti prodotti, non solo a Lipari ed in Sicilia, ma addirittura a livello internazionale dalla vendita di una modesta partita di ceci appartenenti alla Mensa vescovile. Ritengo questa decisione non solo importante per Lipari ma ricca di significato proprio nelle vicende di questi giorni. Infatti non si tratta solo di una vicenda del passato. Già Leonardo Sciascia nel 1969 pubblicò una "Recitazione" di questa vicenda proprio per sostenere la sua attualità. E dedicò il suo testo ad Alexander Dubcek che aveva visto schiacciata la "primavera" di Praga dai carri armati sovietici. Infatti la tesi di Sciascia era duplice: la battaglia combattuta dal Regno di Sicilia al tempo del governo di Vittorio Amedeo di Savoia ( 1714-1718) era giusta perchè aveva per obiettivo la laicità dello Stato come giusta era la battaglia di Dubcek che aveva per obiettivo la libertà della Cecoslovacchia. Di più, sostiene Sciascia, le battaglie giuste anche se vengono schiacciate nell'immediato trionfano nel tempo. Così è stato per le ragioni di chi si battè, in Sicilia, contro le pretese della S. Sede, e così sarà per chi si battè, a Praga, contro l'imperialismo sovietico.
Ma fu veramente la "controversia liparitana" una battaglia fra una parte illuminata ed una retriva e codina? Stava veramente nascendo in Sicilia, allora, - per riprendere la tesi di Sciascia - una nuova classe dirigente come mai ve n'erano state e come mai più se ne avranno? Una classe dirigente che verrà schiacciata dalla restaurazione del 1719 quando i Savoia saranno sostituiti prima dagli spagnoli e poi dagli austriaci e si arrivò ad "trattato di accomodamento" fra S. Sede e Stato di Sicilia? Dico, con tutta sincerità, che mi sembra difficile sostenere oggi questa tesi. In realtà, come cerco di dimostrare nel saggio che verrà pubblicato dal Centro Studi, il nodo della "controversia" non stava tra posizioni illuminate e posizioni retrive ma fra due tipi di potere, il potere statale ed il potere ecclesiale o meglio ecclesiastico che, rispondendo alla dinamica propria di ogni potere, tendono a tracimare dai propri limiti cercando di imporsi in termini assoluti sul territorio. E questo tanto più quando i confini fra le varie sfere di potere non sono così netti. E' vero infatti che la Chiesa nel 700 svolgeva delle funzioni giurisdizionali che sconfinavano nel potere dello Stato ma era anche vero che lo Stato di Sicilia, per via della Legazia Apostolica, aveva assunto delle funzioni - nomina dei vescovi, ad esempio - che investivano direttamente le competenze ecclesiastiche. Comunque proprio in questo mi sembra che stia oggi l'attualità della "controversia liparitana": una forte riflessione sul potere, sulla sua pervasività, sulla sua insofferenza a stare in confini predefiniti, sulla tendenza a prevaricare nei confronti di altri poteri.Si pensi, solo per fare un esempio, a che cosa sta accadendo oggi in Italia fra potere politico e potere della magistratura.
Michele Giacomantonio
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/21/2011
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