Gazzetta del Sud
Palermo
È «sereno» Totò Cuffaro dopo la sua prima notte passata in cella. Gli amici dell'ex senatore, condannato ieri a sette anni per favoreggiamento di Cosa Nostra e consegnatosi immediatamente a Rebibbia, raccontano che la sua intenzione era di partecipare alla prima messa della mattina e «quindi sarà stato di sicuro nella cappella. Ha passato una notte tranquilla», assicurano.
L'ex governatore della Sicilia si trova al piano terra del penitenziario romano, in una cella singola nel reparto "prima accoglienza", in attesa di una sistemazione definitiva. In carcere ha portato con sè l'immagine della Madonna di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, il vangelo secondo Matteo e qualche libro, come "La fattoria degli animali" di Orwell. Ma «già ieri Cuffaro aveva lasciato ai parenti un elenco di volumi, soprattutto romanzi, che vuole leggere», hanno riferito gli amici. Li riceverà la prossima settimana, quando potrà avere i primi colloqui con i familiari.
«Ho la dignità per affrontare tutto questo, ce la farò, lo devo fare per i miei figli, ma anche per quello che ho rappresentato per le istituzioni», ha ripetuto l'ex governatore siciliano al senatore Luigi Compagna che si è recato in carcere. «Non merito questa condanna, ma non mi voglio sottrarre a tutto questo, ho la forza per vincere anche questa battaglia, è il suo pensiero».
Luigi Compagna (Pdl), conosce l'ex senatore da tanto tempo e non ha potuto fare a meno di piangere con lui: «L'ho trovato - spiega – concentrato sui suoi libri, mi ha detto di essere sereno perchè l'attesa è finita, come se fosse uscito da un tunnel d'angoscia». Il senatore napoletano ha portato all'ex governatore siciliano la solidarietà dei colleghi di palazzo Madama: «Gli ho detto che senza di lui ci sentiremo un po' più soli. Come diciamo noi a Napoli "adda passà a nuttata"». I due non hanno parlato del verdetto, della decisione della Cassazione di confermare i sette anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia e violazione del segreto istruttorio.
Cuffaro ha poi confidato di non essere spaventato. So che i primi giorni saranno difficili, ma andrò avanti con la serenità che mi dà la fede, ha spiegato al senatore Compagna.
A tenere banco, intanto, anche ieri, sono i commenti sul modo con cui Cuffaro ha accettato la condanna e affrontato la detenzione. A sottolinearne la «dignità del contegno in tutti questi anni e da ultimo proprio ieri» è stato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che comunque ha respinto ogni parallelismo con la vicenda di Berlusconi, che non andrà dai pm («lui è stato condannato in via definitiva, il premier è soltanto indagato»).
Un confronto che viene invece proposto dall'altra parte dello schieramento da chi, come Orazio Licandro della Federazione della Sinistra, sottolinea «la distanza siderale» tra Cuffaro e coloro che «al Senato, al governo nazionale o regionale, strillano istericamente al complotto comunista e delle toghe rosse».
Per questo, il comportamento dell'ex governatore «merita un giusto apprezzamento».
È solo in parte d'accordo Antonio Di Pietro, che osserva: «Poveraccio quel Paese in cui ci si deve stupire se un politico condannato, invece di gridare che i magistrati sono dei farabutti e di denunciare complotti contro di lui, ha dichiarato, dopo una condanna definitiva a 7 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia, di rispettare la magistratura e, invece di darsi alla fuga, si è andato a costituire al carcere di Regina Coeli». Lo stesso leader dell'Idv però sottolinea che, «in attesa di verificare la bontà delle intenzioni di Cuffaro, bisogna riconoscergli un rispetto delle istituzioni che è mancato e manca ad altri politici pure finiti sotto inchiesta e soprattutto manca al Presidente del Consiglio Berlusconi».
«Nei tratti della volgare ed eversiva fase politica italiana, il comportamento di Totò Cuffaro merita un giusto apprezzamento», afferma a sua volta Orazio Licandro del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra ed ex componente della commissione nazionale antimafia . «Chapeau a Totò Cuffaro, che si presenta a Rebibbia per scontare la pena. «Noi siamo sempre stati irriducibili avversari di Cuffaro, lo abbiamo combattuto, ne abbiamo denunciato la contiguità con la mafia, ma sarebbe disonesto non osservare la distanza siderale rispetto a chi, al senato, al governo nazionale o regionale, strilla istericamente al complotto comunista e delle «toghe rosse» dimostrando che rispetto della magistratura e dignità nell'accettare le conseguenze del proprio operato oggi sono ormai davvero un'eccezione».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/24/2011
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