Il Cavaliere alla riscossa

Il Cavaliere alla riscossa www.siciliainformazioni.com Il centro destra ha vinto nettamente, il centrosinistra ha perso nettamente. O meglio il PDL ha stravinto, il PD ha straperso.Ve lo aspettavate? Noi ce lo aspettavamo. Alcuni lo temevano, altri lo auspicavano, ma gli umori apparivano inequivocabili e davano favorito il Cavaliere. Il risultato, dunque, rispetta il clima politico e sociale del Paese. La bocciatura, tuttavia, non riguarda solo Veltroni, ma il governo di centro sinistra di Romano Prodi che con una maggioranza risicata e litigiosa ha progettato una politica macro-economica degna di un governo che proietta lo sguardo su due legislature. Una follia allo stato puro. A votare l'opposizione sono stati i meno abbienti, la sinistra moderata e radicale, ha perso il suo radicamento. E non perché ha abbandonato le fabbriche, come sostiene Fausto Bertinotti, ma perché è apparsa "estranea" alla realtà e non ha contrapposto ai tecnocrati con il paraocchi obiettivi realizzabili. Entrambi hanno tenuto lo sguardo lontano, al di là dell'ostacolo. Ma non è il momento delle analisi. I risultati elettorali hanno dato un verdetto inoppugnabile: il Parlamento italiano ha ridotto a tre i partiti al senato ed a quattro quelli della Camera. Una semplificazione che nessuna legge elettorale sarebbe stata capace di compiere in così breve tempo. E questo non è certo un male, in assoluto. Scompare la sinistra d'opposizione, o antagonista o radicale, e questo potrebbe essere un male, perché la presenza istituzionale della sinistra critica tutela la democrazia. Gli anni di piombo furono la risposta al passaggio repentino e mal spiegato della sinistra comunista, che aveva predicato la redenzione, la rivoluzione, la cacciata dei padroni, la fine dello sfruttamento- a seconda delle epoche storiche - per il cosiddetto compromesso storico, spiazzando i "compagni", smarrendo quelli che si erano nutriti delle parole d'ordine. Scompaiono anche i socialisti, come era facilmente prevedibile, in un'Europa in cui, i socialisti governano le grandi nazioni e dove non governano, reggono il peso dell'opposizione con un insediamento politico e sociale ineludibile. E anche questo non è un bene.Il verdetto degli italiani, dunque. E' sceso come una mannaia ed ha mozzato teste. Quella dell'Udc non è caduta per un pelo. Ed ha invece premiato la protesta ed i toni forti della Lega, un risultato straordinario che fa la differenza fra le due coalizioni, e l'IDV di Di Pietro. Ci sarà tempo per discutere e, auspicabilmente, per una seria riflessione da parte di chi è stato sconfitto.C'è di buono, per il Paese, che chi ha avuto il mandato di governare, possa farlo, avendo i numeri finalmente per provare di saperci fare. Si sarebbe tentati di raccontare il serpente di sentimenti che s’insinua nel cuore e nella testa della gente man mano che i dati affluiscono sui media – radio, tv, rete – perché i cambiamenti sono così repentini e spiazzanti da provocare autentici traumi nei destinatarie delle notizie. Chi si è appena esibito in un’arguta e razionale riflessione sull’andamento del voto, viene clamorosamente smentito. Siccome è difficile tornare ad analizzare i risultati all’incontrario, l’interessato si ammutolisce o diviene improvvisamente laconico, giusto il tempo di prendere fiato.Nonostante ciò accada sempre, da quando sono stati inventati gli exit poll e le proiezioni, il gruppo di analisti, politici e professori, chiamati a discettare sul nulla, è un rituale rispettatissimo in tutti gli studi televisivi e radiofonici. Le agenzie battono dati che si superano e si contraddicono, loro – gli analisti – non hanno il tempo di sostenere una tesi, che un flash d’agenzia, una nuova videata dell’istituto demoscopico, scende come una scimitarra sul ragionamento produce un groppo in gola. Meglio perdere fin dal primo momento. Il vantaggio di queste contraddizioni giunge copioso sui vincenti.Sono grimpeur che dopo una caduta riguadagnano la cima, guardano a destra e manca soddisfatti, si sistemano comodi sulla poltrona, guadagnano loquacità e buoni argomenti.Un’autentica metamorfosi.E’ accaduto questo nel pomeriggio dalle 15 alle 18 circa. Durante i primi minuti, quando gli exit poll, sembravano smentire le previsioni della vigilia e comporre il quadro di una ingovernabilità totale, si è discettato a lungo della necessità di trovare un punto d’incontro fra i maggiori partiti.Qualcuno aveva anche ricordato le somiglianze fra i programmi e qualche altro aveva sottolineato l’esigenza di far prevalere la ragionevolezza.Poi, man mano che affluivano i dati delle proiezioni e queste seppellivano gli exit poll iniziali, l’appello alla ragionevolezza andava sfumando per dare sfogo al giubilo (legittimo) dei vincitori.Alla Camera, come sapete, basta un voto in più per avere un premio consistente di governabilità, e quindi per il PDL non ci sono dubbi: la Camera dei deputati è sua- Il Senato concede uno sprazzo di suspence che riguarda l’entità del divario. Secondo l’ultima previsione, la coalizione di centrodestra è accreditata di 175 seggi e quella PD-IDV di 139 seggi. Mancano i sei seggi dei senatori eletti all’estero. Bisognerà tenere conto, anche, della presenza dei sette senatori a vita. Ma tutto questo cambia poco. La coalizione di centrodestra, se il dato viene confermato, ha un margine di sicurezza notevole. Il governo Berlusconi, dunque, ha i numeri per governare.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/15/2008

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