Bersani rompe il silenzio sull'affaire Lombardo

Bersani rompe il silenzio sull'affaire Lombardo Gazzetta del Sud Michele Cimino Palermo Pasqua di passione anche per Raffaele Lombardo. Il Pd ha deciso di non attendere l'assemblea dei delegati, convocata per l'8 maggio, per stabilire se mantenere o meno il sostegno al governo regionale. «I provvedimenti della Procura della Repubblica di Catania – si legge, infatti, in una nota a firma congiunta del segretario nazionali Pierluigi Bersani e del segretario regionale Giuseppe Lupo – recentemente assunti nell'ambito dell'inchiesta denominata "Iblis", suscitano preoccupanti interrogativi che, al di là degli sviluppi giudiziari, investono il ruolo istituzionale del presidente della Regione siciliana. Questi fatti richiedono una riconsiderazione della situazione politica nel governo della Regione e della iniziativa del Pd». «A tal fine – conclude la nota – saranno convocati a breve gli organismi dirigenti siciliani con la partecipazione della segreteria nazionale». «Sulla vicenda giudiziaria che mi riguarda e che è ancora tutta da chiarire – ha subito ricordato Lombardo – ho offerto agli inquirenti, reiteratamente ed invano, ogni collaborazione per l'accertamento della verità. Mi accorgo, tuttavia, che si va facendo strada, in queste ore, un singolare principio di presunzione di colpevolezza. Faccio presente che, sebbene investito dal popolo siciliano di un servizio certo non comodo né agevole, privilegerò comunque la mia onorabilità e credibilità". "Quando mi accorgerò, anche ieri', che il processo intrapreso per riformare la Sicilia – ha aggiunto il presidente della Regione - non potrà continuare efficacemente, senza scomodare altri organismi dirigenti, sarà l'organismo dirigente' della mia coscienza ad affidare agli elettori il giudizio sull'onestà e la correttezza dei comportamenti miei e di ciascuno di noi». Le dimissioni di Lombardo, infatti, comporterebbero l'immediato scioglimento dell'Ars e nuove elezioni entro tre mesi. E la sua dichiarazione "a caldo", rilasciata solo qualche minuto dopo la diffusione della nota congiunta di Bersani e Lupo, lascia chiaramente intendere che, per dichiarare conclusa questa esperienza governativa, non intende attendere le decisioni degli «organismi dirigenti» del Pd, qualora nei suoi confronti prevalesse il «singolare principio di presunzione di colpevolezza». Diverso sarebbe se, invece di dimettersi, Lombardo optasse per il giudizio abbreviato e, in attesa della sentenza, si autosospendesse, lasciando la gestione dell'amministrazione regionale al vice presidente Giosuè Marino, che potrebbe, nel frattempo, portare avanti il tentativo di riformare la Regione. «È giusto – ha, infatti, dichiarato il capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici, fra i maggiori sostenitori dell'opportunità del sostegno del suo partito a Lombardo – che gli organismi del Pd affrontino la vicenda immediatamente, ed è giusto che lo facciano insieme con la segreteria nazionale del partito. Dobbiamo valutare la situazione – ha però aggiunto – e capire come portare avanti il percorso di cambiamento che abbiamo avviato in Sicilia». «La scelta di Bersani e di Lupo –ha aggiunto il senatore Beppe Lumia, anche lui fra i sostenitori dell'esperimento Lombardo – mi trova pronto perché da tempo sottolineo che questa sfida senza precedenti sulle riforme, già realizzate e da realizzare, debba essere liberata da qualunque strumentalizzazione». Non la pensa così il deputato del Pd Giovanni Burtone che da tempo, come il senatore Enzo Bianco, chiede il ritiro della fiducia al governo regionale in carica. «Riteniamo che da parte nostra non sia più possibile nascondere la testa sotto la sabbia e occorre che il Partito democratico – ha dichiarato – si pronunci senza alcuna esitazione di fronte ad una vicenda che vede il presidente della Regione Siciliana coinvolto in una inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa». «Non credo – ha aggiunto – si possa proseguire ulteriormente, del resto questa posizione politica era già stata espressa in tempi non sospetti». «Il Partito democratico – ha incalzato il deputato dell'Ars Bernardo Mattarella – non può rimanere indifferente rispetto ad un'indagine che, per la seconda volta in tre anni, vede coinvolto, per concorso esterno in associazione mafiosa, un presidente della Regione siciliana eletto dal centrodestra. L'onorevole Lombardo – ha aggiunto – ha tutto il diritto di dimostrare ai magistrati la sua innocenza, ma il Partito democratico, a Roma come a Palermo, deve esplicitamente confermare quello che ha sempre sostenuto: non si può dare alcun sostegno politico a chi è accusato dalla Procura della Repubblica di avere intrattenuto rapporti personali con la mafia». Per il senatore del Pd Ignazio Marino «il segretario Bersani dovrebbe dire che questa situazione non è più eticamente sostenibile e il Pd dovrebbe ritirare il suo appoggio alla giunta della Regione Siciliana». Per il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, da parte di Bersani è stato compiuto «un gesto di responsabilità che gli fa onore. Speriamo che dalle parole – ha sottolineato – al più presto si passi ai fatti, ponendo fine a questa innaturale alleanza». «Dopo le parole dei segretari nazionale e regionale del Pd – ha incalzato il coordinatore regionale di Forza del Sud Pippo Fallica, molto vicino a Gianfranco Micciché – prendiamo atto che l'esperienza di Lombardo a Palazzo d'Orleans volge al termine, la Sicilia, di fatto, è senza un governo né una maggioranza stabile che lo sostiene». Immediata la replica del senatore Garraffa del Pd: «Nei partiti veri ci si confronta, ma per Fallica questa sarebbe una novità».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/14/2011

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