Punti nascita, il Papardo non si tocca

Gazzetta del Sud Sembra già rientrato l'allarme chiusura di Ostetricia del Papardo. A tagliare la testa al toro, sgombrando il campo dagli equivoci, è lo stesso assessorato regionale alla sanità, richiamandosi alla manovra del governo nazionale che parla molto chiaramente solo di chiusura di reparti d'ospedale in cui non si superano i 500 parti all'anno. E il Papardo ne garantisce oltre 600. Non vi sono al momento altri riferimenti normativi cui eventualmente aggrapparsi per paventare ulteriori preoccupanti scenari; seppure da un paio di mesi a questa parte circola una discutibile bozza di decreto in cui si escluderebbe proprio la sopravvivenza dell'Unità del Papardo per questioni di distanze (il polo sarebbe troppo vicino al Piemonte). Documento che, almeno per il momento, non vale nulla ma che comunque ha già contribuito a seminare panico. Ipotesi scartata dalla Regione (anche perché di ufficiale al momento non vi è niente); scelta altrettanto impensabile per il presidente della Commissione regionale sanità, l'onorevole Pippo Laccoto (Pd) che certo non asseconderebbe un'eventuale scellerata presa di posizione del governo. Così come farebbe il collega di partito, il deputato Giuseppe Picciolo, il quale escludendo un'eventuale chiusura del reparto del Papardo, esprime perplessità pure in merito alla chiusura di altri centri più piccoli, come Lipari e Mistretta. Quelli sì spacciati, dal momento che non garantiscono il necessario monte parti annuale. «L'eventuale accorpamento dei due reparti – spiega l'onorevole Picciolo – è una vecchia storia e riguarda un più organico piano di riordino che prevede, per esempio, la creazione di un unico centro di eccellenza nascite. Da qui le ipotesi su dove eventualmente posizionarlo, ovvero se al Papardo o al Piemonte dove si effettuano oltre mille parti l'anno; oppure ancora, se immaginare un unico primario per i due dipartimenti. Insomma, non sono scelte che si intraprendono dall'oggi al domani. Ferma restando, ripeto, l'opzione di mantenere un presidio in entrambi i poli, a nord della città e al centro, al fine di venire incontro ai due diversi bacini di utenza. Comunque, non ci spaventa nessun eventuale decreto del governo. Il decreto non è certo un editto. È un atto che passerebbe al vaglio di commissioni competenti, forze politiche e sindacali. Insomma, al momento, non mi preoccuperei più di tanto». Sulla stessa lunghezza d'onda il direttore generale dell'Azienda Papardo-Piemonte Armando Caruso, il primo a tenere conto dell'interesse generale dell'utenza e dunque a schierarsi contro un'eventuale ipotesi di smantellamento del reparto di Ostetricia del Papardo (fra l'altro appena rinnovato).(t.c.)

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 9/4/2011

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