Gazzetta del Sud
Michele Cimino
Palermo
La stagione del 61 a 0, che fece della Sicilia la regione più berlusconiana d'Italia, è ormai un lontano ricordo. Per l'ultimo sondaggio dell'Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, infatti, il 71 per cento dei siciliani si è detto d'accordo sulle dimissioni di Silvio Berlusconi dalla carica di primo ministro. Su un campione di mille intervistati, ad esprimere il parere negativo sull'operato del premier dimissionario, non sono stati solo gli elettori di centrosinistra, ma anche il 48 per cento di quelli del centrodestra. Inoltre, le ultime vicende romane, sempre secondo i dati di Demopolis, stanno rafforzando le tendenze emerse in precedenti sondaggi. Per cui, se si votasse oggi, non solo si confermerebbe il 30 per cento del cosiddetto partito dell'astensione (fra cui molti che in passato avevano votato per il centrodestra), ma il Pdl, che prima delle ferie estive si attestava sul 27,2 per cento, scenderebbe al 25 per cento. Terzo polo ed Mpa insieme, invece, passerebbero dal 28 (Mpa 13,5%, Udc 7,8%, Fli 5,0%, Api 1,7%) al 33 per cento (Mpa 14%, Udc 10%, Fli 7%, Api 2%). In leggera crescita, rispetto ai primi d'agosto, anche il Pd, che passerebbe dal 19 al 20 %, nonché Sel, dal 3,8 al 4,5%.
Mantengono le posizioni, invece, Italia dei Valori ( 4,5%) e il Fds di Gianfranco Micciché, accreditato dell'8 per cento dei voti. Impossibile, al momento, stabilire, quanto potranno influire sulla Sicilia, i cambiamenti che si stanno registrando a livello nazionale.
Ieri, comunque, il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha scritto al presidente del Consiglio incaricato, il senatore Mario Monti, per invitarlo a «trovare un posto importante nella sua agenda. In controtendenza rispetto all'atteggiamento tenuto dai governi degli ultimi anni».
«Non può sfuggirle – ha scritto, fra l'altro, Lombardo a Monti nel ricordargli il suo recente riferimento alle disuguaglianze insopportabili' - che la condizione in cui versa il Sud rappresenta il punto più alto delle disuguaglianze del nostro paese e dell'intera Europa. Una condizione che rende, per molti cittadini di quest'area meridionale, solo formale il riferimento all'articolo cinque della nostra Costituzione, più e più volte da più parti richiamato nell'arco di questi mesi nel ricordo dei 150 anni trascorsi dall'unità dell'Italia».
«Uno Stato che si rispetti – ha, quindi, sottolineato il presidente della Regione - non lascia al suo destino un pezzo di territorio, che ha contribuito con il suo lavoro a far diventare l'Italia una delle nazioni più importanti del pianeta». Lombardo ha concluso la sua lettera, rilevando che «che esiste un problema Sud, che lasciato al suo destino può esplodere».
«Si riconosca la nostra autonomia finanziaria – ha a sua volta sottolineato l'assessore all'Economia Gaetano Armao, intervenendo alla tavola rotonda su Autonomia siciliana e federalismo fiscale', all'interno della manifestazione Statuto Fest' - senza se e senza ma, questo consentirà alla Sicilia, con gli investimenti, di portare il Paese fuori dalla crisi».
«Già un anno fa - ha spiegato Armao - abbiamo formalizzato le richieste della Sicilia al Governo nazionale, sollevando il problema della piena applicazione dello Statuto, nel contesto che si andava delineando con il varo dei decreti attuativi del federalismo fiscale, che rischiano di penalizzare fortemente la nostra regione e le autonomie locali. E ciò mentre nelle Regioni speciali del nord gli statuti hanno avuto integrale attuazione e si è disegnato un federalismo che il Governo Berlusconi, compresi i ministri siciliani, aveva appaltato alla Lega, penalizzando soprattutto il Mezzogiorno».
«Nelle scorse settimane - ha continuato Armao - la nostra rivendicazione, volutamente ignorata per un anno, ha ricevuto una risposta che non riteniamo assolutamente soddisfacente. Siamo convinti sostenitori dell'applicazione del principio dell'autonomia responsabile, che vuol dire conti e carte in regole per la Sicilia, per rivendicare l'applicazione piena del nostro Statuto, che è la nostra carta costituzionale, pienamente coerente con la costituzione nazionale. Da questo passa lo sviluppo della Sicilia e delle sue imprese, senza il quale l'Isola potrebbe trasformarsi in un'area disperata dove cresce la pressione fiscale e diminuisce la qualità dei servizi ai cittadini».
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 11/14/2011
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