Gazzetta del Sud
Francesco Celi
Messina
Associazione per delinquere, ostacolo all'attività di vigilanza della Banca d'Italia, esercizio abusivo dell'attività finanziaria, bancarotta fraudolenta: ipotesi di reato che sarebbero maturate nei vari periodi in cui è stato amministratore delegato, direttore generale e presidente del Cda dell'Ascom.
Per Roberto Corona, Robertino per tutti coloro i quali gli gravitano intorno dai tempi della Dc, commendatore "Al merito della Repubblica" dal '98, inizia la partita più difficile della vita: quella della credibilità. Dell'illecito che si assume in sé e che si indossa come sistema o del clamoroso cortocircuito che ben che ti vada ti risucchia in un pantano giudiziario che conduce all'ostracismo. Del vicerè osannato e riverito che si ritrova nudo e che nudo rischia di restare se non riuscirà a dimostrare estraneità ai fatti contestati. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere gliel'hanno notificata ieri mattina all'hotel Ambasciatori di Roma: una doccia gelata. Il tempo di rassicurare la famiglia, poi collegamenti interrotti e avvocati subito al lavoro.
Curriculum profluviale, carriera di successo, un passo dopo l'altro. Da fido soldatino di padroni del consenso a preferenza multipla a capocorrente, fino all'approdo all'Ars: tra politica, prima e seconda repubblica, e si stava affacciando con slancio al post-berlusconismo sotto l'egida del nuovo leader azzurro ma suo antico e fortunato punto di riferimento, Angelino Alfano, e finanza.
Cresciuto alla scuola di Nino Gullotti e Peppino Astone, azionisti di maggioranza dello scudocrociato messinese, Corona, uno dei pupilli con Pippo Naro, uno capogruppo alla Provincia e segretario provinciale, l'altro presidente di Palazzo dei Leoni ed oggi parlamentare Udc indagato per finanziamento illecito al partito, ha goduto di addentellati di prim'ordine. Un rapporto privilegiato l'ha avuto a lungo, ad esempio, con Sergio Billè, presidente della Camera di commercio peloritana e poi della Confcommercio nazionale finito clamorosamente nei guai anni addietro: altro re denudato e sbugiardato. Memorabile resterà la frase pronunciata a giustificazione del quadro di Canaletto scovatogli in casa dalla polizia giudiziaria durante una perquisizione: «ce l'ho in comodato d'uso».
Dopo la segreteria Dc, o forse contestualmente, la Camera di commercio di Messina e l'Unione generale dei commercianti sono stati un po' il salotto e un po' il trampolino di Corona, autentico terreno di caccia e di pascolo. Potere sottotraccia, possibilità di far leva su flussi di denaro, rapporti trasversali – destra, sinistra, categorie professionali, sindacati –, strategie silenti. Corona è sempre stato considerato il vero dominus di piazza Cavallotti, dove non si muove foglia che lui non voglia.
E Corona cresceva. Le urne con rotta palermitana gli riservavano qualche dispiacere, ma cresceva. Si scopriva appassionato di basket fino a diventare presidente della Ascom Finance di Patti, sua città elettiva sebbene originario di San Marco d'Alunzio, dove è nato 65 anni fa, e sostenitore del Messina Calcio dei tempi belli attraverso la campagna pubblicitaria "Una stella in più": il mondo del commercio locale mobilitato per i colori giallorossi e accarezzato da Corona ospite a ogni pié sospinto negli studi delle tv dell'area dello Stretto.
Il volo nel consesso politico che conta lo spicca nel 2008 dopo una vita passata in consigli di amministrazione, collegi sindacali, giunte esecutive e incarichi d'ogni risma, superata una campagna elettorale regionale andata male: nel 2006 era stato primo dei non eletti in Forza Italia. Tre anni e mezzo fa il boom tra le file del Pdl: 14.596 voti, oltre cinquemila e passa in più rispetto alla precedente esperienza. Corona era arrivato laddove voleva arrivare e non poteva più esserci tavolo di trattative che non lo dovesse vedere protagonista, anche perché lui tra i berlusconiani era tra in pochi a poter dire nel Messinese d'essere in possesso di voti veri, molti altri godevano e godono di cooptazione. Componente nel corso dell'attuale legislatura a Sala d'Ercole delle commissioni Attività produttive, Cultura-Formazione e lavoro, Servizi sociali e sanitari, Corona ha da ultimo assunto l'incarico di segretario della commissione Antimafia. Conta uomini in molte giunte comunali della provincia e sindaci di centri importanti sono a lui vicini. Nel Pdl qualcuno gongolerà ma per una porzione del partito l'arresto di Corona è evento di portata grave e disorientante. Stava lavorando con il sindaco di Messina, Buzzanca, alla preparazione del primo congresso azzurro. Corona ha infatti assunto dal alcuni mesi anche la carica di co-coordinatore provinciale pidiellino. Le manette ne stroncano l'ascesa in una fase in cui carico d'acqua sembrava essere il fiume del successo, ma gli argini non hanno retto.
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 12/3/2011
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