Nell’estate del 1971 a Filicudi accadde un fatto più unico che raro. Lo Stato italiano e la magistratura decisero di inviare nella “lontana e sperduta” Filicudi 15 mafiosi molto noti già all’epoca, tra cui spiccavano i nomi di Badalamenti e Brusca, iniziando di fatto a porre le radici per quella che sarebbe stata la lotta alla mafia durante gli anni 80 e 90. L’antefatto con chiara matrice mafiosa, fu l’uccisione del procuratore capo della Repubblica di Palermo Pietro Scaglione, omicidio riconducibile ai 15 mafiosi destinati all’esilio nell’isola di Filicudi. Lo scopo della magistratura era volto a impedire ogni genere e tipo di contatto con altri mafiosi e di migliorarne il controllo e la vigilanza.
La scelta apparve sin da subito infelice, già durante il Fascismo le isole Eolie furono utilizzate dal regime come confino per i suoi detrattori e come vero e proprio penitenziario per delinquenti, recando un danno economico e turistico non indifferente. I 330 Filicudiari che da sempre abitavano l’isola si opposero tenacemente poiché consideravano l’arrivo dei mafiosi una vera e propria minaccia al turismo e all’armonia dell’isola che avrebbe sicuramente visto i suoi turisti allontanarsi. Ciò che si verificò in quella estate fu una vera e propria rivolta, i Filicudiari si opposero ad accogliere mafiosi e militari dapprima barricandosi nelle case e non dando manforte alle operazioni di sbarco in un’isola che non disponeva di un porto dove far ormeggiare gli scafi dei militari e successivamente, le 330 anime decisero di abbandonare le loro case al grido “O vanno via loro o andiamo via noi!”. Furono giorni tumultuosi, da un lato le forze di polizia dispiegate in modalità antisommossa e dall’altro la dignità dei Filicudiari pronti ad andare via poiché la loro terra era ben altra cosa che un carcere penitenziario per mafiosi. La vicenda catturò l’attenzione dei media che suscitò sconforto agli occhi dell’opinione pubblica. Il governo presieduto da Emilio Colombo capo democristiano di uno dei tanti «governi balneari», decise di porre fine alla vicenda destinando i 15 mafiosi nell’isola dell’Asinara. Quella dell’estate del ‘71 è una storia di arroganza, quella delle istituzioni contro un piccolo popolo, ma è anche una storia di grande dignità, quella dei Filicudiari che con determinazione e tenacia non accettarono la mafia nella loro terra.
di Adriano Nicosia
Foto: eolienews.blogspot.com
Data notizia: 9/1/2014
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