Non tutti sanno che oltre i reperti archeologici il Museo di Lipari conserva una singolare collezione di pitture su vetro di soggetto sacro, frutto della passione e del collezionismo di Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, archeologi e fondatori del museo. Si tratta di piccole pitture, databili tra il XVIII e il XIX sec, realizzate a tempera e olio su vetro con la tecnica del rovesciamento grafico dell'immagine da riportare sul supporto. Un patrimonio antropologico, popolare e artistico a cui gli eoliani erano profondamente legati ma oggi bisognoso di essere riscoperto. La pittura su vetro ebbe grande diffusione in Italia attraverso scuole e botteghe specializzate. La scelta del vetro come supporto donava maggiore brillantezza alla rappresentazione del sacro, in cui il popolo si rifugiava e traeva conforto. Oggetti che raccontano l'intimità domestica di una volta, di famiglie raccolte in preghiera davanti alle sacre immagini. Alcune venivano acquistate sulla terra ferma ma altre erano frutto di scambi con marinai e commercianti, testimonianza di come quest'arcipelago è sempre stato nella storia crocevia del Mediterraneo. Tra queste si osserva una predominanza d'immagini mariane che costituiscono la metà della collezione, le rimanenti pitture sono dedicate ai santi e alla rappresentazione più complessa di scene bibliche. Poste sopra i capezzali e in luoghi comuni della casa, avevano funzione apotropaica e propiziatoria, proteggendo dalle forze maligne o traendone beneficio e buon augurio. Queste pitture sono connesse al mondo delle credenze e delle abitudini antichissime del popolo eoliano che senza il loro recupero sarebbe senz'altro andato perduto. La generosità popolana ha permesso con gli anni di ampliare la collezione, oggi visibile nel Museo Archeologico Eoliano, e dedicarvi anche una mostra nel 2010 intitolata Miracula in vitro presso la chiesa di Santa Caterina di Lipari.
di Melissa Prota
Data notizia: 11/2/2015
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