L'agitazione del Pesce Spada

L'agitazione del Pesce Spada L’Opinione.it di Rebecca Samaritain Il settore ittico nazionale è in agitazione. E alle polemiche generate nei mesi scorsi dalle limitazioni imposte dalla Commissione europea alla campagna di pesca al tonno rosso se ne sta per aggiungere un’altra. Sono entrate in vigore le limitazioni relative alla pesca del pesce spada contemplate nell’articolo 81 del regolamento 40 del 2008. Lo stesso che già prevede le limitazioni alla pesca del tonno rosso prospettate dall’Istituto internazionale per la conservazione dei tonnidi (Iccat). Una situazione che mette “il carico da undici” in un rapporto, quello tra Italia e Unione europea, già incrinato a causa dei dati “sventolati” dal commissario Ue alla Pesca Joe Borg secondo cui l’Italia avrebbe superato le quote di pesca al tonno rosso assegnatele per la scorsa campagna. Dati decisamente confutati dal Governo italiano, che ha chiesto più volte di poterli esaminare senza però ottenere alcun risultato a riguardo. Un provvedimento, quello relativo al pesce spada che, come ha spiegato il presidente di Agci Agrital Pesca, Giampaolo Buonfiglio, cade in un momento poco felice per il settore, “perché proprio quest’anno le quotazioni del pesce spada sono passate dai 3,50/5 euro al chilo della scorsa campagna a un euro/1,50 al chilo”. Tanto che “molti pescatori rinunciano alla pesca perché poco conveniente. E così al danno si è aggiunta la beffa”. Una situazione che si preannuncia difficile anche per il presidente di Unci Pesca, Antonio Fronzuti. “Il provvedimento mette in ginocchio il settore”, ha chiarito “subiamo provvedimenti sulla risorsa ittica senza valutare quella umana”, ha poi proseguito Fronzuti nel sottolineare che “con provvedimenti di questo tipo la sopravvivenza del comparto non potrà durare a lungo in quanto il settore deve già fare i conti con altri fattori negativi come il caro-gasolio e il blocco della pesca del tonno rosso”. Il presidente di Unci Pesca ha deciso di puntare i piedi: “Noi siamo per la tutela della risorsa mare che comprende sia il pesce che i pescatori”. Sebbene per quanto riguarda gli interventi adottati fino ad ora dal Governo, Fronzuti sia soddisfatto e pronto a collaborare al fine di tutelare il comparto: “Riconosciamo che l’esecutivo sta facendo molto per salvaguardare il settore della pesca e noi come associazione siamo pronti a dare tutto il sostegno in modo da poter essere più incisivi in Europa e pretendere così una maggiore tutela del comparto”. Ma dietro agli scopi ambientalistici che muovono le decisioni di Bruxelles, secondo gli operatori del settore si intravede l’ombra di speculazioni economiche. Soprattutto da parte di Spagna e Giappone. Fronzuti però non ha dubbi che, per quanto riguarda il pesce spada, si tratti di decisioni prese da un’Europa che non tiene conto delle esigenze italiane. “Chi prende queste decisioni – ha aggiunto – non vive nel Mediterraneo e non si rende conto di quella che realmente è la situazione. Basta guardare la Sicilia per capire quanto il settore stia soffrendo. Si trascura la dimensione artigianale quando invece è fondamentale valutare l’impatto economico come quello sociale”. Allora quali possono essere gli interventi per poter aiutare concretamente il settore? Secondo il presidente di Unci Pesca, bisogna lavorare a livello regionale: “Miriamo – ha concluso Fronzuti - a un piano di gestione delle risorse che coinvolga non solo il Governo ma anche le Regioni perché pure a livello locale si può fare molto”. “L’obiettivo che vogliamo raggiungere – ha sottolineato il presidente dell’Unci Pesca – quello di stimolare la categoria attraverso un sistema nuovo rispetto al passato, non fondato più sull’assistenzialismo, ma sulla meritocrazia, sulla veridicità dei legittimi comportamenti, affinché possa essere riconosciuto e premiato l’impegno morale e sociale. Lo scopo è quello di assicurare la tracciabilità e la trasparenza, favorendo l’emersione del sommerso e cercando, in tal modo, di eliminare le distorsioni della filiera che penalizzano il produttore-pescatore e, conseguentemente, il consumatore finale”. Fronzuti ha argomentato spiegando che “la proposta avanzata al Ministro per le politiche agricole Luca Zaia va nella direzione di offrire un contributo una tantum a coloro i quali dimostreranno, attraverso opportuna e certificata documentazione, di non aver catturato pesce spada nello stesso periodo indicato dal decreto che ne vieta la pesca”. Infatti, coloro che potranno dimostrare tali movimentazione contabili-amministrative, riceveranno un contributo una tantum pari a 5 mila euro per ogni imbarcazione, e 1.500 euro in più per ogni imbarcato oltre al capobarca. “Sollecitiamo quindi – ha concluso il presidente dell’Unci Pesca - un tavolo di confronto per l’attivazione in sede nazionale e regionale di un piano di gestione della risorsa del pesce spada”.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 10/28/2008

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