Una vita trascorsa a Ginostra, sua terra natia, una vita di sacrifici, insieme alla moglie, al figlio Pasquale, alla nuora e il nipote Gianluca, che proprio dal nonno ha ereditato l’amore sviscerato per il borgo strombolano. Una vita trascorsa a lottare per il bene di quel lembo di terra, quella di Giovanni Giuffrè, dove ha costruito la sua casa, e da dove non era mai voluto andare via, se non quando, complice l’età, la famiglia è stata costretta a portarlo in un posto più sicuro,sotto il punto di vista dell’assistenza sanitaria. E così insieme alla moglie ha trascorso i suoi ultimi anni presso la casa di riposo di Val Di Chiesa a Salina. Ad 86 anni, Giovanni Giuffrè se n’è andato. La famiglia, ovviamente, lo ha ricondotto, come era sua ferma volontà, a Ginostra per essere sepolto nel piccolo cimitero. Ma Giovanni non ha potuto ricevere la benedizione e l’ultimo saluto nella sua chiesetta di San Vincenzo. E’chiusa , ormai da tempo, nonostante le tante promesse fatte negli anni. E’chiusa dopo gli eventi legati all’ultima eruzione dello Stromboli, quando era stata dichiarata inagibile. E’ chiuso l’unico luogo di preghiera, dove gli abitanti potevano pregare. A chi vive e lavora a Ginostra è stato tolto anche questo diritto. E adesso che si avvicina Natale , la sensazione di abbandono per i ginostresi è ancor più forte. Grazie ad un prete giunto appositamente da Stromboli la salma di Giuffrè è stata benedetta sul molo di Ginostra, prima di essere accompagnata fino al cimitero. Ma adesso si chiede a gran voce che la chiesa venga riparata e riaperta al culto. Che almeno una volta la settimana, la domenica, un prete possa celebrare la Santa Messa, perché il diritto alla preghiera non si toglie a nessuno.
, a cura di Tiziana Medda
Data notizia: 12/3/2007
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