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Gli esempi: basta andare a guardare il pontile di Porticello o in pontile della Protezione civile a Vulcano Ponente, o il relitto del pontile di Ficogrande a Stromboli, o ancora meglio il Pontile di Canneto e le due spiagge che si sono create nel tempo. Insabbiamenti o depauperamenti, disastri che negli anni successivi hanno richiesto milioni su milioni, per difendere gli abitati. Anche qui, come possiamo bene vedere, il voler a tutto i costi realizzare opere senza i necessari studi, senza i necessari piani regolatori, rischia di compromettere in maniera irreversibile il territorio. Naturalmente gli errori del passato vanno rimediati, gli abitati di Acquacalda, Canneto, Portinente, Vulcano e delle altre isole sono da farsi, anche con una certa urgenza perché oltre le case coinvolgono le vite umane, ma la lezione per il futuro? Vogliamo veramente questi mega-porti che rischiano di distruggere irrimediabilmente il nostro eco-sistema costiero? Diffido degli esperti, soprattutto di quelli che sono originari o vivono a Messina, hanno distrutto la loro città, rendendola una delle più invivibili della nazionale e mi chiedo che cosa hanno da insegnare a noi eoliani, soprattutto sui porti? Ma anche qui, statene certi, si girerà la frittata. Passiamo al dissesto delle colline o meglio degli alti versanti delle isole. Vi siete chiesti mai perché si verificare i fenomeni che possiamo vedere quando piove a Vulcano, sull’area adiacente al Gran Cratere, o a Canneto con il torrente Calandra? La natura, nel tempo, ha realizzato delle conformazioni naturali all’interno delle nostre isole, conformazioni naturali che hanno regolato il deflusso delle acque ed il regime dei venti. Ma di questo non si deve tener conto in nome dello sviluppo. Allora che si fa? semplice, dove la natura ha disposto altrimenti l’uomo deve intervenire e modificare. Prendiamo un progetto a caso, vediamo se i lettori indovinano quale. Si abbassa colle sant’Elmo per circa cinquanta metri (e non interessa nulla se questo modificherà irrimediabilmente il regime dei venti e delle acque) si prende il terreno scavato e si procede al riempimento dei canaloni di Vallone Bianco (la natura ha scavato, in centinaia di anni, i torrente di vallone bianco che canalizzano verso Quattropani le acque degli alti versanti di Lipari) lor signori in uno/due anni pensano di riempirli, trasformando quello che è una conca naturale in una pianura piatta, liscia. A lor signori non viene nessun dubbio che distruggendo l’intero ecosistema tra il monte Sant’Angelo e il Monte Chirica rischiano di innescare processi di distruzione del territorio? Che succederà con l’acqua che naturalmente accumulerà l’opera di cui si parla? Dove verrà canalizzata, verso Quattropani, verso Lami, verso Canneto? E che ne sarà del regime dei venti dopo aver abbassato colle Sant’Elmo? Avete indovinato di cosa parlo? Statene certi, ancora una volta, l’artista girerà la frittata, “sono contro lo sviluppo” ripeterà ancora una volta. È proprio vero chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. L’equazione sviluppo=cemento non esiste più, se mai è esistita. Quello che abbiamo visto in questi giorni a Messina e nei mesi passati in altre parti d’Italia è il risultato di questa equazione. Bisogna comprendere che l’equazione corretta è: sviluppo=eco-sostenibilità, soltanto così potremo tutelare il nostro territorio, il nostro vero patrimonio mondiale, e garantirci il nostro futuro, un futuro di sviluppo nel rispetto della natura che ci circonda e di cui siamo parte.
Come scriveva il grande scienziato francese Eliseo Reclus: L’uomo è la natura che prende coscienza di se stessa.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 10/7/2009
dalla nostra Daniela Bruzzone
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