Gazzetta del Sud
Michele Cimino
Palermo
A meno di dieci giorni dalla proclamazione del "Lombardo Ter", nel quale non dovrebbero essere rappresentati, oltre all'Udc, i lealisti del Pdl, c'è ancora chi spera di riportare tutti i deputati del Popolo della Libertà sotto lo stesso tetto e di ricostituire la maggioranza uscita dalle urne. «C'è una forte spaccatura - ha dichiarato in proposito il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo - all'interno del Pdl siciliano. Lombardo, votato con un successo elettorale senza precedenti, si è ritrovato con una forte opposizione interna. Ma la Sicilia ha tutta una serie di urgenze che non possono aspettare. Bisogna rimettere pace nel Pdl e tornare a rispettare il voto degli elettori, appoggiando doverosamente il governo Lombardo».
E, alla domanda se continuerebbe a sostenere Lombardo nel caso in cui il Pd diventasse determinante per l'attuazione del programma di governo, ha precisato: «Io sono favorevole al fatto che si ricostituisca la maggioranza voluta dagli elettori. Non credo che un governo diverso da quello voluto dagli elettori potrebbe risolvere i problemi. Non siamo più nelle condizioni di spiegare ribaltoni. È anche vero che non si può tornare a votare, ci vuole molto senso di responsabilità».
«Il presidente Berlusconi - ha aggiunto - è stato molto impegnato, ma se si dedica un pochino anche lui alla questione siciliana, a rimettere pace in questi due gruppi che si scontrano dentro il Pdl, sarebbe molto apprezzato e sarebbe molto bene per tutti noi siciliani».
Il progetto di Lombardo, di andare avanti attuando le riforme che, man mano, il governo trasmetterà all'Ars e chi è d'accordo, senza distinzione di partito, le vota, preso atto «che la posizione assunta dal Pd sulla crisi del governo regionale è quella del no all'ingresso in giunta del Lombardo Ter e del no all'appoggio esterno», sembra aver convinto, data l'irremovibilità del presidente della Regione per soluzioni alternative, il segretario regionale dell'Udc Saverio Romano, responsabile nazionale organizzazione del partito. «Il Pd siciliano - ha dichiarato ieri, intervenendo all'assemblea provinciale dell'Udc di Agrigento - annuncia che è disponibile ad elaborare e ad approvare assieme al Governo Lombardo provvedimenti di riforma in alcuni settori nevralgici, ma le riforme strutturali, così come le regole generali, è indispensabile che siano condivise da tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, anche e soprattutto da chi le elezioni, come l'Udc, le ha vinte».
«Si indichino, quindi, nel numero e nei contenuti, le riforme da fare - ha aggiunto - e, una volta fatte, si torni subito al voto: in questo modo si toglierebbero argomenti ai maligni per i quali il sostegno del Pd alle riforme altro non sarebbe che una foglia di fico, utile a coprire la vergogna di un appoggio esterno. A meno che il Pd - ha concluso Romano - non sia stato folgorato sulla via di Damasco. Ma vogliamo ricordare che San Paolo cadde da cavallo, non cambiò cavallo».
Molto critico, invece, sulla scelta quasi unanime dell'assemblea regionale dei delegati del Pd, l'ex segretario regionale dei Ds Claudio Fava, ora componente del coordinamento di Sinistra ecologia e libertà. In una nota alla stampa si è rammaricato per la «disponibilità assunta dal Pd e dal suo segretario nazionale in relazione alla crisi della giunta regionale della Sicilia e ad un patto per le riforme».
«Il patto per le riforme di cui parla Bersani - ha affermato Fava - nella pratica politica siciliana si chiama inciucio». E ha detto di non capire «quali riforme possano condividere tra loro il Partito democratico, Micciché, Dell'Utri e Lombardo».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 12/21/2009
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