"I giovani ignorano l'esistenza dello statuto"

"I giovani ignorano l'esistenza dello statuto" Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Si propongono per il recupero della memoria storica, almeno quella della Sicilia più recente, ignorata forse ancor più, come ha avuto modo di constatare il presidente della Regione Raffaele Lombardo, di quella passata. Sono i Quaderni dell'Autonomia, una nuova iniziativa del gruppo editoriale "I Vespri", diretta dal prof. Carmelo Rapisarda, i cui contenuti ed obiettivi sono stati presentati ieri alla stampa dallo stesso Lombardo, piuttosto colpito, lui che dell'Autonomia siciliana ne ha fatto una ragione di vita, dalla notizia che «un questionario, compilato da centinaia di laureati che hanno recentemente partecipato a una selezione pubblica, rivela, con la freddezza dei numeri, che una percentuale superiore al 90 per cento dei siciliani di nuova generazione sconosce i contenuti e la stessa esistenza dello statuto autonomistico siciliano». Che poi non hanno tante colpe, considerato che i vari manuali di diritto pubblico regionale, così come la relativa materia, sono stati scritti dopo l'istituzione delle regioni a statuto ordinario e a quelle sono riferiti. Inoltre, i primi ad ignorare la questione siciliana o a limitarsi ad accennarla come una delle maggiori calamità occorse alla Sicilia, sono i manuali che si studiano nelle università siciliane. E la responsabilità non è solo dei docenti, considerato che la Regione siciliana qualche titolo per intervenire sulla materia ce l'ha. Che poi, come Lombardo stesso ha sottolineato nell'illustrare l'obiettivo dei "quaderni", che si rifanno alle origini storiche di quest'ultima fase autonomistica, avviata con la richiesta di indipendenza di Antonio Canepa, l'autonomia, come la conosciamo, sia stata "una risposta inefficace", è sotto gli occhi di tutti. Per Lombardo, comunque, i "Quaderni dell'Autonomia" sono «uno strumento a larga diffusione, su cui non solo politici, ma studiosi del diritto, sociologi, storici, cittadini, possano esprimere analisi, valutazioni, commenti su questi temi è un fatto che supera l'immaginazione di chi, come me, - ha detto Lombardo - ai temi dell'autonomia ha dedicato la sua vita e la sua passione politica. Adesso che la scintilla ha prodotto i suoi risultati concreti i rappresentanti delle istituzioni, gli imprenditori, le università, dovranno fare la loro parte: mi auguro che su questo giornale convergano lo sforzo e il contributo di chi crede in questi valori, che sono patrimonio istituzionale di tutti». Al dibattito, oltre a Turi Grillo, sono intervenuti Alberto Russo, Salvatore Grillo, Maurizio Ballistreri, il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli e il prof. Mario Centorrino, che ha spostato l'attenzione sull'argomento più trattato in questi giorni sia in positivo che in negativo o, da qualcuno, con timore: la imminente probabile costituzione del Partito del Sud. Per Centorrino, infatti, dal momento che le ideologie sono sempre più avviate sulla strada del tramonto, il futuro è rappresentato dai partiti che si curano degli interessi locali e concreti. E i risultati ottenuti dalla Lega Nord, come sostiene Lombardo, ne sono la conferma. Tant'è che l'idea del presidente della Regione sta destando l'interesse di diversi esponenti del Pdl e del Pd: da Gianfranco Micciché a Stefania Prestigiacomo, ad Antonio Martino, a Agazio Loiero e Antonio Bassolino. L'iniziativa si presenta così seria che se da alcuni è apprezzata, da altri è temuta. Motivo per cui Nunzia Di Girolamo ha proposto a Berlusconi, ai coordinatori nazionali e ai vertici del Pdl di «istituire una Consulta per le politiche per il Mezzogiorno ad hoc». Per l'eurodeputato Gianni Pittella, del Pd, coordinatore organizzativo della mozione Bersani, invece, «di tutto ha bisogno il Mezzogiorno, salvo che di autoisolarsi dal contesto nazionale ed europeo». Per il segretario Udc Lorenzo Cesa, a sua volta, se autorevoli esponenti del Pdl stiano lavorando al Partito del Sud vuol dire che sta arrivando «la fine del progetto politico del Pdl stesso, che doveva essere un partito nazionale e che invece, sotto scacco della Lega, è costretto a frammentarsi e a finire in pasto ai vari ras locali in cerca di visibilità e peso politico». Più pragmatico il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, secondo cui «dopo Loiero, anche Bassolino: più che il partito del Sud non vorremmo fosse una sorta di discarica dove raccogliere politici falliti in cerca di poltrone insieme a megalomani e mancati ministri». Per Gasparri servono «politiche vere, come quelle attuate da Berlusconi e non il riciclaggio di autentici nemici del Sud, autori infaticabili di disastri di ogni tipo». Per Giacomo Mancini del Pdl «paradossale che chi, come Bassolino e Loiero, è responsabile del degrado di due importanti regioni meridionali, meritando per questo innumerevoli critiche non solo dalle forze di opposizione, ma anche da settori del proprio partito, oggi pensi di potersi proporre come il difensore degli interessi dei cittadini del Sud». Più attenta la valutazione del presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, per il quale, «ad oggi Miccichè e Lombardo sembrano avere lo stesso desiderio di fare un partito di stampo leghista, ma hanno opinioni totalmente diverse su obiettivi, strategie e gruppi dirigenti: Miccichè vuole un partito sudista schierato a destra, con dirigenti di nuovo conio tipo Forza Italia-Mediaset del 1994. Lombardo vuole un partito sudista di lotta e di governo pronto ad allearsi a sinistra, rompere con Berlusconi e reclutare gente come Bassolino e Loiero i cui "successi" nel governo di Campania e Calabria sono di dominio pubblico».

, a cura di Peppe Paino