La provincia affonda sotto l'onda della crisi

Gazzetta del Sud Francesco Celi Lavoro, investimenti, occupazione: il peggio deve ancora venire, sostengono gli esperti, ma non servono oracoli per capire quale aria tiri in provincia. Realtà già asfittica, da anni in sofferenza, su cui si abbattono nuove mannaie. Numeri impietosi: in 637, solo nell'anno che ci stiamo mettendo alle spalle, hanno accettato riduzione nell'orario di lavoro, in circa 300 sono destinatari di ammortizzatori sociali in deroga, altri 200 – crisi deflagrate nel 2008 e mai rientrate – hanno ottenuto proroghe delle indennità di mobilità, oltre 1100 le controversie individuali, solo una delle facce del prisma della crisi (dati elaborati dalla Cgil di Messina, che ringraziamo); ma i numeri non dicono tutto e non finiscono qua. Come vedremo.Quali i fronti della "caporetto" occupazionale e produttiva che non risparmia alcun versante geografico del Messinese né ambiti di investimento, comprese realtà storiche, apparentemente consolidate, come il tessile dei Nebrodi? Tempo d'analisi, dunque. Il settore manifatturiero e della produzione in genere è stato colpito pesantemente nel 2009, provocando un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ordinari e in deroga. Nelle piccole aziende commerciali e artigiane la crisi ha prodotto licenziamenti considerevoli se si analizza il dato delle domande di disoccupazione presentate all'Inps alla data del 30 agosto scorso (+26% rispetto allo stesso periodo del 2008, ovvero 12mila domande in più rispetto a dodici mesi prima). Le cause maggiori della crisi sono riferibili al calo delle commesse e a una difficoltà generalizzata di accesso al credito da parte delle aziende. Nel settore ricettivo, o se preferite nel comparto turistico, la contrazione degli arrivi nell'isola ha ridotto di quasi due mesi la stagionalità comportando da un lato un mancato introito per le strutture ricettive dall'altro il mancato raggiungimento delle giornate minime dei lavoratori stagionali necessarie a far maturare il diritto alla disoccupazione. A Taormina e alle Eolie si piange dopo decenni di vacche grasse: -30% il calo quantificato nei dodici mesi nella "perla dello Ionio". Il settore dell'edilizia soffre del blocco degli appalti pubblici. La lieve ripresa che si constata qua e là riguarda l'edilizia privata, nella quale si sono tuffati gli addetti ai lavori: si guadagna di più, si incassa prima rispetto al rapporto con enti locali e Stato, si può mettere da parte un po' di "nero", sostengono, anche in questo caso, gli esperti di economia. Il ridimensionamento della spesa pubblica con particolare riferimento alla sanità convenzionata, cambiando fronte, ha prodotto un ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga di strutture e laboratori di analisi. Crisi che nel panorama regionale ha penalizzato più consistentemente la provincia di Messina (Case di cura Santa Rita e Cappellani). Ma la mannaia più atroce, come accennato, s'è abbattuta in modo particolare, in provincia, sul settore tessile, con la chiusura di piccole aziende nella zona dei Nebrodi e un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Le aziende per la maggior parte "contoterziste" risentono della mancanza di commesse e della difficoltà in cui versa più generale il "made in Italia". La calamità naturale del 1. ottobre scorso, che ha seminato morte e distruzione tra Giampilieri, Scaletta Zanclea, Briga e Altolia, ha per taluni aspetti, altrettanto gravi, portato con sé altre vittime: colpite numerose attività di natura commerciale per la maggior parte a conduzione familiare. Si tratta di circa 24 aziende per le quali si ipotizza una cassa integrazione in deroga. E in questo contesto occorre precisare che entro marzo del 2010 scadranno i primi provvedimenti di cassa integrazione straordinaria per i quali si prevede, visto il perdurare della crisi, una richiesta di proroga. Altresì, proprio oggi scadono i trattamenti di ammortizzatori in deroga erogati dall'Inps e certamente I tempi della burocrazia politica e amministrativa non consentiranno ai lavoratori la percezione dei trattamenti per il 2010 senza soluzione di continuità. Un discorso a parte merita il comparto scuola nel quale, come conseguenza diretta della riforma Gelmini, nel 2009 nella nostra provincia sono state quasi 800 le persone che hanno perso il lavoro e altrettanto avverrà nei prossimi due anni. La riforma infatti ha stabilito un percorso di tagli distribuiti nel triennio 2009-2011 distribuiti principalmente nelle regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata). Una proiezione sulla base di dati noti e di informazioni prevede per il 2010 un'ulteriore contrazione dell'occupazione e del ricorso agli ammortizzatori sociali. Più nel complesso, secondo un'analisi elaborata da Italia Lavoro su dati Cgil, in provincia i settori maggiormente a rischio saranno la sanità privata, la ristorazione aziendale, il tessile, il settore dei trasporti. Sulla base di tali dati infatti, Italia Lavoro ha calcolato che nel 2010 nel Messinese è prevedibile una perdita di oltre 2500 posti di lavoro tra scuola – previsione certa –, aziende manifatturiere e commercio. Dicevamo che una riflessione a parte la merita il mondo della scuola statale. Il piano di risparmi previsto dalla riforma Gelmini determinerà nel triennio di riferimento una riduzione di 87.341 docenti e 44.500 ausiliari, tecnici e amministrativi. La prima tranche di tagli è già stata effettuata nell'attuale anno scolastico determinando conseguenze gravissime per quanto riguarda la didattica e l'offerta formativa. Infatti, si è prodotta una diminuzione del tempo scuola, delle discipline insegnate, degli spazi di flessibilità per tutte le attività di arricchimento e diversificazione dell'offerta (recupero, valorizzazione delle eccellenze, sostegno e integrazione), mentre sono aumentate le complessità sociali e culturali della nostra società. I vincoli imposti all'amministrazione scolastica a livello territoriale sulla dotazione organica complessiva hanno inoltre comportato un aumento generalizzato del numero di alunni per classe, molto spesso oltre i parametri già aumentati con i nuovi regolamenti, con diffuse situazioni oltre i 30 alunni per classe ed anche in presenza di più alunni con disabilità. Non sempre nelle scuole sono state rispettate le norme sulla sicurezza, già precarie. I servizi amministrativi, tecnici ed ausiliari di supporto sono al collasso e non più in grado di garantire il servizio. A fronte di oltre 42.000 scuole, molte delle quali con un solo collaboratore scolastico e dunque non in condizione di assicurare l'apertura, la vigilanza, la pulizia per la durata di funzionamento della scuola superiore all'orario giornaliero individuale di lavoro, viene prevista nei prossimi due anni la riduzione di ulteriori 30.000 posti, gran parte dei quali riguarderanno il profilo del collaboratore scolastico. Non possiamo dimenticare che già il primo anno di tagli ha prodotto a Messina 781 posti in meno (209 alla primaria, 183 al I grado, 177 al secondo grado, 154 collaboratori scolastici, 37 assistenti amministrativi e 21 assistenti tecnici), 7.000 in Sicilia, 43.000 in Italia: un progetto triennale complessivo di 140.000 tagli. Infine, il settore dei trasporti: la punta dell'iceberg è rappresentata dalla vertenza Stretto: qui in ballo non c'è solo il principio della continuità territoriale, ma lo sviluppo stesso di una parte della Sicilia, la nostra. Buon anno, ci verrebbe da dire, se solo non abitassimo qui.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 12/31/2009

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